Il sistema di controlli per scovare le bici truccate nel ciclismo professionistico sono del tutto inefficaci e inadeguati. Questo è quello che sostiene, portando delle prove molto concrete, un’inchiesta condotta dalle tv ARD e France 2 e dal quotidiano Il Corriere della Sera, i cui giornalisti hanno messo le mani su uno dei tablet che l’Uci sta utilizzando nella lotta al Doping tecnologico. Il tablet è stato analizzato e testato in un centro tedesco e il risultato è che non è in grado di individuare le forme più evolute dei motorini, quelli che vengono nascosti nelle ruote.

Per l’Uci le bici truccate non esistono

Quello delle bici truccate è un tema molto dibattuto nel mondo del ciclismo professionistico. Da qualche anno si parla dei motorini che possono essere nascosti nel telaio, un’invenzione creata per aiutare che ha delle difficoltà di salute ma non vuole rinunciare al piacere di una bella pedalata in bici da corsa. Il sospetto però è che i motorini abbiano avuto un utilizzo molto più ambiguo e che siano arrivati nel mondo del Ciclismo pro, con dubbi che sono ricaduti sulle prestazioni di diversi campioni, pur senza prove concrete. L’Uci ha cercato di risolvere la questione mettendo a punto una strategia per controllare in maniera veloce e univoca le biciclette.

Il sistema utilizzato per i controlli anti doping tecnologico è un tablet con un software appositamente studiato, che deve essere passato a sfiorare il telaio e i punti sensibili della bici. L’Uci lo sta usando da un paio d’anni, con il risultato di non aver trovato nulla in oltre 40.000 controlli svolti nel ciclismo su strada.

Un metodo inefficace

L’inchiesta condotta da ARD, France 2 e Corriere ha provato come il sistema dei tablet sia inefficace. Il tablet, che è stato identificato in un iPad mini con un software prodotto da una startup di Birmingham, è stato portato in un sofisticato centro di analisi dei materiali che si occupa anche di radiografare le macchine di Formula Uno.

In questo laboratorio sono stati effettuati i test utilizzando il tablet e delle bici truccate con i motorini. I risultati sono stati eclatanti. Il sistema non è riuscito ad individuare la ruota ad induzione magnetica, l’ultimo ritrovato in fatto di doping tecnologico. Per il tablet la ruota è risultata pulita e normale, mentre l’analisi ai raggi X ha mostrato chiaramente il trucco con le placche e i cavi schermati dal carbonio. Quando invece è stata analizzata una bici con un motorino di vecchia generazione il tablet ha dato ben quattro allarmi in diverse parti del telaio che sono stati identificati come dei campi magnetici naturali prodotti da elementi metallici.