Il 22 dicembre 2017, nell'ultimo consiglio federale prima della sosta natalizia, la Federazione Ciclistica Italiana ha approvato la delibera che di fatto obbliga tutti i cicloamatori a stipulare una tessera federale, la cosiddetta "Bike Card" dal costo di 25 euro annui, che diventerà indispensabile per poter prendere parte ad una lunga serie di eventi sportivi: da semplici cicloturistiche alle più blasonate granfondo competitive.
Fino ad ora bastava essere tesserati per uno dei diciannove enti di promozione dello sport autorizzati dal CONI per poter prendere parte a competizioni amatoriali, ma dal primo gennaio 2018 non sarà più così: per partecipare bisognerà essere in regola con il pagamento federale.
Di fatto si tratta di un piano finalizzato a rimpinguare in qualche modo le casse della federazione, notoriamente in sofferenza economica, e non sarebbe il primo tentativo in quest'ottica; come spiegato dal presidente federale Di Rocco la prima mossa fu provare ad imporre agli organizzatori di eventi amatoriali un compenso di 1,50 euro per ogni partecipante di ogni singolo evento, mossa azzardata e con poco successo, si è dunque optato per la stipula della Bike Card, che al momento non prevede alcun tipo di servizio aggiuntivo, ma che, aggiunge Di Rocco, potrebbe prevederne in futuro. Per quanto riguarda i numeri, la Federazione prevede la stipula di circa tremila tessere, con ricavati prossimi agli ottantamila euro, che dovrebbero essere destinati al finanziamento di attività legate al Ciclismo giovanile.
Un'operazione simile è stata già messa in atto dalla Federazione Italiana Atletica Leggera, che nel 2014 ha introdotto l'obbligo di stipula della "Run Card" per partecipare a varie corse su strada, generando anche allora fiumi di polemiche. Dura e immediata la reazione degli appassionati che hanno immediatamente ribattezzato l'iniziativa "tassa sul sudore".
Al Corriere della Sera ha detto la sua Linus, direttore artistico di Radio Deejay e sportivo a tutto tondo, che ha usato parole dure per commentare la vicenda: a suo dire si tratta, senza mezzi termini, di un ricatto morale nei confronti di chi è fortemente legato al ciclismo e in generale allo sport, gli effetti potenziali, ha aggiunto, potrebbero essere addirittura deleteri, il rischio è quello di far allontanare gli appassionati invece di coinvolgerli, di respingere chi si stava avvicinando allo sport o semplicemente creare una folta schiera di appassionati che preferiranno correre autonomamente pur di non sottostare a tale norma.