Era iniziata alla grande la stagione di Oscar Sevilla, con un secondo posto alla Vuelta a San Juan (in Argentina) che aveva fatto strabuzzare gli occhi a chi dava per "finito" il quarantunenne originario di Albacete, ma stabilmente residente in Colombia, dove dal 2010 corre per squadre locali come la Indeportes-Antioquia, la Formesan-Bogotà Humana e la Medellin-Inder.

La rapina

Ma la sfortuna, se così la si può definire, ha preso di mira lo spagnolo durante l'allenamento mattutino di domenica 18 marzo: durante le prime ore del giorno (alle sei secondo la testimonianza della moglie del ciclista, Ivone) pare sia stato preso di mira da un gruppo di cinque malviventi scesi improvvisamente da un taxi parcheggiato a bordo strada, scaraventato giù dalla sua bici, picchiato e derubato praticamente di tutto, bicicletta di marchio Berria (con un valore di mercato di circa 10'000 euro) occhiali, casco.

I malviventi non hanno avuto modo di portar via lo smartphone, che era conservato in una tasca della maglia, lasciando al malcapitato almeno la possibilità di allertare familiari e forze di polizia mentre un passante gli prestava le prime cure prima di portarlo in pronto soccorso.

Le conseguenze

Al di là dell'aspetto economico, il vero danno per Oscar Sevilla deriva dalle gravi lesioni fisiche riportate nello scontro: esami radiografici hanno evidenziato fratture multiple del radio lo terranno lontano dalle strade per un po' e gli impediranno di partecipare col suo team alla prossima campagna europea che l'avrebbe visto impegnato in tre corse in terra iberica: la Vuelta a Asturias, la Vuelta a Castilla y León e la Vuelta a la Comunidad de Madrid, dove si sarebbe presentato come campione uscente.

Ovviamente la situazione ha scosso non poco la comunità ciclistica locale, costantemente soggiogata da attacchi e furti in stile far-west, che rendono il Ciclismo uno sport poco sicuro: secondo il quotidiano locale "El Tiempo" in Colombia spariscono 1500 bici ogni sei mesi e non c'è da sorporendersi se i più facoltosi ricorrano ad agenzie di sicurezza privata per farsi scortare da una moto durante gli allenamenti.

Solidarietà immediata è arrivata anche dal sindaco di Bogotà, Enrique Penalosa, e dal team dello spagnolo che hanno espresso massima condanna per il gesto, speranza in pene esemplari da parte dei giudici ed hanno lanciato un appello affinché la comunità locale collabori nella ricerca della refurtiva e nell'idetificazione dei responsabili.