Gli scatti ad altissima frequenza di pedalata di Chris Froome sono una delle immagini più simboliche degli ultimi anni di grande Ciclismo. Il campione del Team Sky ha portato fino all’estremo un modo di pedalare che si era già fatto strada dai tempi di Miguel Indurain e poi nell’era di Lance Armstrong. L’ormai classica “frullata” di Froome non è però un modello da seguire ed imitare per i cicloamatori che spesso cercano d'emulare i campioni per migliorare le proprie prestazioni.
Il 60% di energia sprecata
Se il Team Sky e Chris Froome hanno trovato nelle frequenze di pedalata altissime una delle chiavi per costruire il proprio successo, così non può essere per chi corre ad un livello più basso ed esprime una potenza molto diversa.
È questo il concetto a cui è arrivata una ricerca condotta dal dottor Federico Formenti, ricercatore dell’Università di Oxford. Formenti ed i suoi colleghi hanno effettuato una serie di test su 10 cicloamatori, facendoli pedalare su dei cicloergometri e ricavando informazioni anche attraverso dei video tridimensionali a raggi infrarossi.
Il dottor Formenti è arrivato alla conclusione che una frequenza alla Froome non è vantaggiosa per un pedalatore di più basso livello. “Se un ciclista amatoriale cerca di copiare l’alta cadenza di un professionista ma invece di far girare dei grossi rapporti spinge delle marce più basse può sprecare il 60% della propria energia”, ha spiegato il ricercatore aggiungendo che la maggior parte dello sforzo serve in questo caso per muovere su e giù le gambe e non per spostare in avanti la bicicletta.
A 110 pedalate al minuto con un rapporto molto agile infatti la maggior parte dell’energia viene spesa nelle parti mobili del corpo, come ginocchia e piedi, con solo un 40% che va a far girare effettivamente le pedivelle.
I dati da fenomeno di Froome
L’efficienza del modo di pedalare di Froome è data dalla diversa potenza espressa, che gli permette di abbinare una frequenza molto alta con rapporti ancora piuttosto lunghi.
Analizzando una delle sue prestazioni più eccellenti, quella del Tour de France 2015 a Pierre Saint Martin, si scopre una cadenza media di 97 pedalate al minuto con una potenza espressa di 390 watt.
Così Froome e il Team Sky potrebbero aver raggiunto quella che i fisiologi ritengono una situazione ideale per esprimere la massima prestazione e cioè quella cadenza e quel rapporto che permettono ai muscoli di contrarsi ad un terzo della massima velocità di contrazione.