Se i casi di positività sono in costante diminuzione nel mondo del ciclismo professionistico, restano ancora però numerose zone da chiarire a proposito di Doping e farmaci sotto osservazione o addirittura pericolosi. La WADA, l’Agenzia Mondiale Antidoping, ha svelato dei numeri particolarmente inquietanti sull’uso, o forse sarebbe meglio dire sull’abuso, del tramadolo, un antidolorifico oppiaceo sintetico. Questo prodotto non è ancora stato inserito nell’elenco di quelli dopanti, anche se da sei anni figura in quello dei farmaci monitorati.

Ciclismo, in troppi usano il tramadolo

Il rapporto della WADA sull’uso del tramadolo nel mondo dello sport ha rivelato che il 4,4% dei controlli effettuati tra i ciclisti professionisti nel 2017 ha confermato la presenza di questo farmaco. Il tramadolo non è sconosciuto nemmeno negli altri sport: tra i calciatori lo 0,36% dei controlli ha riscontrato una sua presenza, mentre nell’atletica leggera il dato è stato dello 0,2%.

Il tramadolo non è vietato, ma da sei anni è inserito nella lista dei prodotti monitorati dalla WADA. L’Agenzia controlla la presenza di questo prodotto, ma senza dare sanzioni. L’uso di questo farmaco nel Ciclismo serve a sopportare ed alleviare il dolore causato dall’intenso sforzo fisico.

Alcuni ex corridori hanno ammesso di averne fatto uso, non tanto per motivi di salute, ma espressamente per migliorare le prestazioni. Tra questi anche Michael Barry, ex corridore della Sky, che ha chiamato in causa la squadra britannica per l’uso troppo disinvolto di questo prodotto, e Lieuwe Westra, l’ex corridore olandese della Astana.

‘Il tramadolo è nella zona grigia’

L’uso del tramadolo viene considerato una pratica al limite, e forse un po’ oltre il regolamento, quella zona grigia tra doping e antidoping i cui confini sono piuttosto incerti e in cui alcune squadre e corridori si muovono per ottenere un vantaggio. “Nel ciclismo esiste un problema strutturale con il tramadolo” ha dichiarato Peter Van Eenoo, direttore del laboratorio antidoping di Gand in un intervento sul giornale Het Nieuwsblad.

“Non c’è una spiegazione logica per queste alte cifre. Nel ciclismo e nel biathlon spesso troviamo prodotti per l’asma, ma questi sport provocano anche più spesso l’asma. Questo ha un senso. Il tramadolo non si può spiegare, è solo un abuso. È presente nella lista di monitoraggio da sei anni, c’è chiaramente un abuso e mi piacerebbe vederlo nella lista ufficiale dei prodotti proibiti”.

Alla base della grande diffusione di questo farmaco non c’è, dunque, nessuna spiegazione, se non quella di entrare volutamente in una zona grigia al limite delle regole antidoping per migliorare le proprie prestazioni. Questo non è però l’unico problema a riguardo. Il suo uso comporta anche grossi rischi, visto che tra gli effetti collaterali provoca anche le vertigini.

È facile immaginare quali pericoli si possano correre con un gruppo di 200 corridori in cui quasi una decina usano il tramadolo.

“Non si tratta di valutare se sia più o meno performante” ha spiegato a Het Nieuwsblad il medico della Lotto Soudal Servas Bingè. “Il problema è che è pericoloso, riduce la consapevolezza e andare in bici con una consapevolezza ridotta non è una buona idea” ha aggiunto il medico indicando chiaramente che l’uso del tramadolo può essere la causa di numerose cadute.