Dal penultimo posto in classifica generale nel Tour de France d’esordio alla maglia gialla di pochi giorni fa. Geraint Thomas ne ha fatta di strada in undici anni di Ciclismo, sorprendendo anche chi lo aveva lanciato tra i grandi. Il corridore gallese esordì nell’ormai lontano 2007 con la maglia della Barloworld, la squadra guidata da Claudio Corti e in cui correva anche un giovane Chris Froome. Con quella squadra Thomas corse il suo primo Tour de France, mettendo in mostra buone doti sul passo ma facendo davvero tantissima fatica in salita.

Geraint Thomas, penultimo nel suo primo Tour de France

La Barloworld è stata una squadra dalla storia molto interessante e particolare. Attiva dal 2003 al 2009 e guidata dal Team manager Claudio Corti, è stata la prima squadra di matrice africana ad affacciarsi nel ciclismo professionistico, mescolando nell’organico corridori sudafricani ed europei. Nelle sue fila hanno militato anche dei giovani che poi sono diventati campioni, come Chris Froome, ancora con la nazionalità kenyana a quei tempi, e Geraint Thomas, in Barloworld dal 2007 al 2009. Il vincitore dell’ultimo Tour de France era impegnato principalmente su pista in quel periodo: era un fortissimo passista specializzato nell’inseguimento che non si distingueva certo per le sue doti in salita, anzi.

La Barloworld fu invitata al Tour de France in quel 2007 e Corti decise di portare il ventunenne Thomas alla corsa più importante del mondo. “Era il corridore più giovane quando lo abbiamo portato al Tour de France nel 2007. Arrivò penultimo, non immaginavamo certo che poi avrebbe vinto il Tour” ha ricordato Corti intervistato da CyclingWeekly.

“Era un grande passista, aveva un bel motore, ma non lo considerava nessuno per le salite. È stato più avanti, quando hanno trasformato Bradley Wiggins ed ha vinto il Tour, che si è pensato che qualcosa fosse possibile” ha aggiunto il manager bergamasco.

Corti: ‘Era facile andare d’accordo con lui’

Dopo quell’esperienza al Tour de France Geraint Thomas venne schierato anche al Giro d’Italia dell’anno successivo, il 2008.

Il gallese concluse senza particolari risultati, con più di tre ore di ritardo in classifica rispetto ad Alberto Contador, ma Corti notò un buon segnale: “Nella cronometro dell’ultimo giorno concluse al 12° posto. Questo ha dimostrato il suo motore e la capacità di recuperare in un grande giro. C’era qualcosa, era un segno” ha raccontato l’ex manager della Barloworld, che di Thomas ricorda però soprattutto le doti umane. “In quegli anni la sua preparazione era soprattutto per la pista. Fare sacrifici non era un problema per lui. Faceva sempre i suoi allenamenti ed era sempre pronto per testare i nuovi materiali. Se avevo bisogno di un corridore per una corsa potevo chiamarlo e lui era felice, era facile andare d’accordo con lui” ha ricordato Corti.