Il clima di straordinaria tensione che si è vissuto al Tour de France ha lasciato molti interrogativi e discussioni nel mondo del Ciclismo.
La corsa è iniziata con una forte contestazione del pubblico nei confronti di Chris Froome e della Sky, frutto dei lunghi mesi del caso doping in cui il campione britannico è rimasto invischiato ma anche degli attriti tra l’organizzazione e la squadra alla vigilia del via.
Del nervosismo esasperato e del caos ha fatto le spese soprattutto Vincenzo Nibali, caduto in un incredibile incidente sull’Alpe d’Huez.
Di tutto questo ha parlato il direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni in un’intervista concessa a Bicisport in cui ha incolpato direttamente i colleghi del Tour de France per quello che è accaduto.
Vegni: ‘Gli organizzatori hanno alimentato la tensione’
Il Tour de France di quest’anno resterà impresso per la vittoria di Geraint Thomas ma soprattutto per i tanti episodi che hanno segnato la corsa e che poco hanno a vedere con l’aspetto puramente agonistico.
Nei giorni precedenti alla partenza l’organizzazione ha cercato di bloccare la presenza di Froome per via del caso salbutamolo che poi è stato risolto alla vigilia del via, e già dalle prime tappe il corridore britannico è stato preso di mira dal pubblico con insulti, fischi, spinte.
Il direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni ha puntato il dito sui colleghi francesi per come hanno gestito la questione: “Al Giro d’Italia abbiamo sempre detto che se l’Uci gli avesse permesso di correre avremmo accolto Froome a braccia aperte” ha spiegato il direttore della corsa rosa, aggiungendo che gli organizzatori non devono scavalcare l’Uci decidendo chi deve e non deve correre, “altrimenti le regole non esistono più”.
Vegni ha collegato il comportamento del Tour sul caso Froome al clima di tensione che si è creato durante la corsa e che secondo lui ha portato anche ad ingigantire l'episodio in cui è incappato Moscon, squalificato per una sbracciata rivolta ad un altro corridore. “Così si è creata un’aria di tensione attorno a Froome e alla Sky, che gli organizzatori hanno alimentato e sembrava condividessero.
Alla fine a pagare è stato Gianni Moscon, per una sberla che non ha colpito nessuno” ha commentato Vegni.
‘Manca una figura di esperienza’
Vegni ha accusato apertamente l’organizzazione del Tour anche per l’incidente che ha messo fuori causa Vincenzo Nibali. La caduta del campione siciliano è avvenuta durante la scalata all’Alpe d’Huez, in un tratto in cui la strada era transennata ma con gli spettatori che avevano invaso la carreggiata accendendo anche dei fumogeni.
“Sull’Alpe d’Huez ad ASO è mancata una figura di esperienza come Jean Francois Pescheux che avrebbe visto le persone al di là delle barriere, quanto la strada fosse stretta e alto il rischio con anche tutte quelle moto” ha analizzato Vegni che infine ha accusato il Tour di essere vittima della sua grandezza, ma forse più della poca umiltà: “Capisco che sia difficile gestire un evento così complesso, ma c’è la sensazione che essendo il Tour pensano di fare quello che vogliono” ha concluso il direttore del Giro.