Tre settimane dopo l’incredibile caduta nella tappa dell’Alpe d’Huez, Vincenzo Nibali è ormai tornato a pedalare su strada. Il campione del Team Bahrain Merida sta rispettando i tempi di recupero per poter essere al via della Vuelta Espana il prossimo 25 agosto, un passaggio obbligato per arrivare poi ai Mondiali di fine settembre in ottima forma. Dalle pagine de Il Mattino di Padova il suo preparatore Paolo Slongo ha parlato con un certo ottimismo circa le possibilità di correre la Vuelta. Ma a pesare sono state soprattutto le parole con cui il preparatore veneto è tornato sull’episodio che ha estromesso Nibali dal Tour de France.
Slongo: ‘Obiettivo Vuelta’
Dal 19 luglio, il giorno dell’incidente al Tour de France con la conseguente frattura vertebrale, Vincenzo Nibali ha fatto enormi progressi. Dopo aver subito un intervento il 31 luglio, il campione siciliano sta tornando a pedalare su strada in questi giorni e al momento il recupero in vista della Vuelta Espana appare molto probabile. In Spagna il leader del Team Bahrain andrebbe senza obiettivi di classifica e senza cercare risultati, ma solo con l'intento di migliorare la propria condizione ed uscire dalla corsa con la forma giusta per dare l'assalto alla maglia iridata.
“Siamo in linea con i tempi di recupero”, ha spiegato il suo preparatore Paolo Slongo, ricordando anche come Nibali venerdì scorso sia volato in Sicilia per la morte del nonno.
“L’obiettivo è di essere al via, il 25 agosto, della Vuelta Espana, la palestra ideale per il Mondiale di Innsbruck” ha dichiarato Slongo senza nascondere un certo ottimismo sulle possibilità di essere al via della corsa spagnola.
‘Molte pecche al Tour’
Slongo ha parlato in maniera diretta dell’incidente che è costato il ritiro dal Tour de France e questo serio infortunio a Nibali, dando la responsabilità dell'accaduto ad un'organizzazione che non mette più al centro la sicurezza dei corridori.
L’episodio è stato molto discusso: il fuoriclasse siciliano è caduto sulla salita dell'Alpe d'Huez in un tratto di strada transennata, ma con gli spettatori in mezzo alla carreggiata tra fumogeni e moto della gendarmeria. “Il percorso era transennato e non si è capito perché delle persone abbiano oltrepassato le protezioni.
È la corsa più importante al mondo eppure ha molte pecche organizzative. Al primo posto ora c’è il business”, ha attaccato Slongo, aggiungendo la sua voce a quella di molte altre che si sono levate in maniera critica verso la corsa francese, su tutte quella del direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni.