Nella storia dei Campionati del Mondo di Canottaggio non era mai accaduto che l'Italia conquistasse il vertice del medagliere per due edizioni di seguito. Se la kermesse iridata di Sarasota, l'anno scorso, aveva rilanciato gli azzurri nell'orbita della gloria, questa tenutasi in acque bulgare potrebbe essere stato il Mondiale della consacrazione di un periodo veramente felice, che certifica ufficialmente la renovatio imperii attuata dal canottaggio azzurro.

Il canottaggio italiano pare proprio stia progressivamente lasciandosi alle spalle gli anni non particolarmente prosperi d'inizio millennio, ricongiungendosi col fulgido passato, in cui, per intenderci, ci prodigavamo in un costante susseguirsi di exploit iridati e soprattutto olimpici, che avevano consentito al nostro movimento d'ergersi sul piedistallo degli sport nazionali, sulla scia della Scherma e del ciclismo, vale a dire le discipline che storicamente hanno maggiormente contribuito a farci onore a livello internazionale.

Ebbene, dopo qualche lustro di troppo, in cui faticavamo a reggere il passo delle altre potenze, persino di quelle emergenti (come la Nuova Zelanda), l'Italia è finalmente tornata a vestire i panni regali, prevaricando su colossi del calibro di USA, Germania e Gran Bretagna, ovvero le big per antonomasia del remo.

In questa edizione iridata a Plovdiv gli azzurri hanno chiuso in testa al medagliere del Mondiale con tre medaglie d'oro, quattro d'argento e una di bronzo.

Il canottaggio: uno sport molto 'democratico'

Un rientro in auge a dir poco eminente, specie se consideriamo che lo sport in questione non è certo fra i meno praticati al Mondo. Anzi, a dispetto della scarsa considerazione che gli riservano tanti media, il canottaggio è da ritenere uno degli sport più popolari del pianeta, ed è quello, poco dietro l'Atletica, che vede la concorrenza più agguerrita.

Sarà per questo che in tale disciplina si registra puntualmente un equilibrio senza paragoni fra le varie contendenti. In un certo senso possiamo asserire come sia lo sport più “democratico” che esista, in cui non si assiste quasi mai (specie da quando è crollato il blocco sovietico) ad una super potenza svettare prepotentemente sulle altre (come invece accade nell'atletica o nel nuoto).

Non a caso le nazioni che riescono a salire sul podio sono sempre tantissime, e le gare sono spesso vissute all'insegna dell'incertezza, a tutto vantaggio dello spettacolo, che non lesina certo in emozioni. Insomma, il canottaggio è una signora disciplina a tutti gli effetti, e riuscire ad attestarsi su livelli d'eccellenza sul piano mondiale rappresenta un grandissimo onore ed è un gran motivo d'orgoglio.

E pazienza se in molti non la pensano allo stesso modo. A partire forse proprio dalla stessa Federazione internazionale.

Le premiazioni informali, con celebrazioni tutt'altro che solenni, che ricordano delle gare dilettantistiche e la programmazione mattutina anziché pomeridiana degli eventi non rendono giustizia ad uno fra gli sport più antichi che affonda le origini nella notte dei tempi, e che, per certi versi più dell'Atletica, incarna alla perfezione lo spirito olimpico, dove la sana rivalità fra gli atleti e la sofferenza agonistica si fondono in abbraccio ideale, in cui sono concepiti in modo genuino i princìpi più nobiliari della competizione (altro che il business esasperato del Calcio...), che non dovrebbero mai latitare in nessuna disciplina, e da cui ciascun atleta non dovrebbe esimersi dall'interpretare con zelo.