Il passo falso imprevisto del Napoli, che ha impattato contro il fanalino di coda Chievo, ha permesso alla capolista Juventus d'allungare ulteriormente il passo, portandosi a +8 sugli stessi partenopei (+9 sull'Inter), un divario che forse non avrà già chiuso il discorso scudetto, ma che in qualche modo consente ai bianconeri di Cristiano Ronaldo, Dybala, Mandzukic & company di esibirsi con relativa serenità nelle prossime uscite del torneo.

Un torneo che, salvo sconquassi poco preventivabili e non ascrivibili alla razionalità, dovrebbe ancora una volta arridere alle "zebre", che ormai paiono proprio aver stretto un patto d'acciaio con la gloria, con buona pace del fascino della Serie A, che da oltre un settennato va regolarmente in malora.

Ed è così che, giocoforza, l'interesse degli appassionati vira verso lidi meno insigni, quelli concernenti ad esempio la sfida per l'Europa, che di questi tempi risulta più attraente che mai.

La rinascita del Parma

In queste prime 13 giornate di campionato, fra le meno accreditate della vigilia s'è messo particolarmente in luce il neopromosso Parma che, dopo estenuanti, complesse e poco edificanti vicende societarie, la scorsa primavera era riuscito a riproporsi a tempo di record sul palcoscenico delle grandi, lasciandosi alle spalle gli anni più bui degli ultimi trent'anni. Ebbene, dopo essere risorto dalle ceneri di un lustro oscuro ed ignominioso, i ducali si sono rimessi prepotentemente in marcia, facendo persino rivivere, seppur a tratti, i tempi in cui non si limitavano di certo a recitare il ruolo delle comparse.

Al momento, i gialloblù sono addirittura in piena corsa per la "little Europa", un traguardo che, se venisse raggiunto, sarebbe assimilabile a tutto, fuorché a delle politiche societarie mirate. Perché, con tutto il dovuto rispetto, il Parma, essendo reduce da un periodo per forza di cose refrattario a certi teatri, non può permettersi in tempi troppo brevi di mettere in preventivo obiettivi che non siano la salvezza o giù di lì.

Il Parma 2.0, per intenderci, è ancora acerbo per potersi concedere il lusso di banchettare fra la nobiltà della Serie A, senza prima passare per le forche caudine che lo sport sovente "infligge" a compagini reduci da periodi vissuti nell'oscurità. Anche la Juventus post-calciopoli, prima di risalire la china e tornare alla ribalta, dovette attendere diversi anni, passando per tante amarezze e momenti mortiferi.

Insomma, per gli emiliani è stata già un'impresa non da poco l'essere riusciti a rientrare in tempi brevissimi nella massima categoria, e, quantunque l'attuale situazione di classifica induca le più rosee previsioni, pretendere subito l'Europa sarebbe qualcosa che emigrerebbe dalla ragione per trovare asilo nelle menti più contorte della tifoseria.

È lecito sognare

Tuttavia, ciò non vuol dire che tale traguardo sia necessariamente proibito e che non sia lecito sognare. Anzi, molto spesso per talune squadre di provincia immaginare conquiste incredibili è un dovere inderogabile. Perché, spesso, sono proprio i sogni che, come una sorta di carburante vitale, aiutano in molti casi a non fermarsi dinnanzi agli ostacoli e a colmare certi gap apparentemente esagerati, proiettando se stessi su guglie dorate altrimenti inavvicinabili se non con il più sofisticato dei telescopi.

Dunque, il Parma non può vivere l'Europa come un obiettivo dovuto (come accadeva negli anni '90), ma non è un reato crederci, anzi l'ambizione, a ben pensarci, non è neanche così infondata e illogica, specie se si guarda allo stato di salute non invidiabile di chi quel bersaglio, sulla carta, avrebbe il dovere di centrarlo senza tantissimi affanni. Come la Fiorentina, quanto mai incapace di ridare lucentezza a se stessa, palesando un'abulia che potrebbe presto "esimerla" dal raggiungere il minimo sindacabile preventivato alla vigilia. O persino la Roma, che di quest'andatura miserevole (il cui apogeo al contrario è stato raggiunto ad Udine) potrebbe lambire la parte destra della graduatoria. Per non parlare di Lazio e Milan, alle prese con una fase di ritrazione che non le aiuta a persistere sulla retta via, e che potrebbe costringerle a ripiegare su mete poco ambite.