La Parigi-Roubaix è una corsa del tutto unica nel panorama del ciclismo mondiale. Con oltre cinquanta chilometri da percorrere sul pavé, la classica francese appare come una corsa fuori dal tempo, catapultata chissà come dall’epoca dei pionieri fino ai giorni nostri. Questo contesto così speciale e diverso rispetto alle altre competizioni del ciclismo professionistico richiede accorgimenti e soluzioni particolari sulle biciclette dei corridori, oggi come ieri. Questa ricerca delle soluzioni più adatte alla Roubaix ha portato anche a degli esperimenti che oggi fanno un po’ sorridere.
Johan Museeuw, uno dei più grandi specialisti delle classiche del Nord, ha ricordato la sua Roubaix del 1994, quando corse con una bicicletta che sembrava da donna e che si rivelò totalmente inadatta.
Some of the chaos in the 1994 Paris-Roubaix. Also see how Museeuw can't get his shoes unclipped from the pedals.#cycling #cyclingphotos #cyclinglife #ciclismo #cyclisme #wielrennen #ParisRoubaix #roubaix #crash pic.twitter.com/CDryjjE7Si
— Pro Cycling Memories (@ClipsCycling) April 12, 2020
Museeuw: 'C'era una sospensione persino nella parte centrale del telaio'
Nel 1994, Johan Museeuw militava nella GB – MG Maglificio – Bianchi. Il campione fiammingo aveva già vinto il suo primo Fiandre nella stagione precedente e puntava decisamente anche alla Parigi – Roubaix.
Museeuw si presentò al via con una bici decisamente strana, con un telaio caratterizzato da un tubo superiore inclinato e da due ammortizzatori per attenuare le vibrazioni del pavé. “Fu ribattezzata la bici da donna”, ha ricordato Museeuw a Sporza Daily. L’idea degli ammortizzatori era già stata sperimentata tre anni prima da Duclos-Lassalle, con un sistema della RockShox mutuato dalla mountain bike.
“Quella bici che usai alla Roubaix ’94 aveva le sospensioni nella parte anteriore della forcella e persino nella parte centrale del telaio. Ma con tutto quello che sappiamo ora, fu un grosso errore da parte dei costruttori e della dirigenza del team lasciarmi partire con quella bici", ha raccontato Museeuw.
'Quella bici mi fece perdere la corsa'
In un’edizione tra le più massacranti della Roubaix, con il maltempo che trasformò i corridori in maschere di fango, il campione belga riuscì a rimanere in lotta per la vittoria fino agli ultimi tratti di pavé. Johan Museeuw fu poi costretto a fermarsi per una foratura, ebbe dei problemi a sganciare la scarpa dal pedale e finì per buttare la bici in un canale e prenderne una più tradizionale per concludere la corsa. “Alla fine, quella bici fu un vero disastro. Mi fece perdere la corsa”, ha ricordato Johan Museeuw, spiegando che la bici si rivelò totalmente inadatta a pedalare con efficacia sull’asfalto.
"Guarda, ora possono testare e misurare, ma allora non avevamo preparazione né dati.
Oltre a 60 chilometri di pavé, devi anche fare 200 chilometri su strade normali, giusto? Ho sprecato così tanta energia in quei tratti e in ogni curva che nel finale ero completamente vuoto", ha raccontato Museeuw.