Nello sport, come nella vita, spesso la via più facile per arrivare al successo passa da furberie e trabocchetti ma quello che è venuto fuori da un'inchiesta nel doping giovanile nel Ciclismo ad opera del quotidiano "Il Giorno" ha dell'incredibile. Il doping nello sport è purtroppo presente a tutti i livelli, dall'amatore al professionista, il ciclismo è negli anni stato più volte nell'occhio del ciclone, anche se negli ultimi tempi c'è da precisare che, complici i moltissimi controlli sugli atleti, è sceso il numero dei casi (almeno tra i professionisti) denunciati.
La vicenda pubblicata dal quotidiano milanese coinvolge però dei giovanissimi che sono stati spinti al doping non da allenatori o tecnici esaltati, ma dai propri genitori, e in particolare viene riportata la vicenda di un ragazzino classe 2002 che ha saputo dire di no, a rinunciare al doping per preservare la propria salute.
Il racconto di Luca: "Papà mi dava pasticche, diceva che erano soltanto vitamine"
Luca, nome di fantasia, è un giovane atleta di 15 anni, che a quanto riportato da "Il Giorno" ha rinunciato a trasfusioni, zuppe corredate da ormoni e anabolizzanti e lunghi viaggi di doping all'estero per inseguire una carriera da ciclista. Il doping nell'immaginario del ciclismo purtroppo è un fenomeno ben radicato, per sforzi eccessivi e carichi di lavoro, le squadre chiedono agli atleti una marcia in più, qualora non dovesse esserci si provvede con aiuti che potrebbero nuocere e molto alla salute dei giovani atleti.
Il ragazzino intervistato ha 15 anni e se lui ha deciso di vuotare il sacco, molti suoi coetanei vanno avanti, spinti soprattutto dai genitori, per creare loro una carriera da baby campioni, riempiti di anabolizzanti, ormoni e trasfusioni di sangue.
Luca avrebbe deciso un giorno di smettere con questa vita e tornare tra i suoi amici, riportando le sue parole: "No papà, così non ci sto più, mollo la bicicletta e torno a giocare con i miei amici".
Perchè Luca aveva capito che stava andando oltre, con trasfusioni dopo gli allenamenti in montagna, pasticche strane di cui non capiva il contenuto e il motivo: "All’inizio non capivo, mio padre mi dava delle pasticche dicendo che mi avrebbero dato più energia, che erano soltanto vitamine".
L'esaltazione nel ciclismo può prendere il sopravvento proprio nelle menti dei genitori, ossessionati dalla prestazione dei figli che vedono come macchine che devono scalare classifiche a ogni costo, Luca a "Il Giorno" ha dichiarato di non essersi pentito di aver rinunciato, ma orgoglioso di esserne uscito, anche se contro il volere del padre.