Reduce da una stagione da dimenticare, la Katusha Alpecin ha cercato di dare una svolta al suo futuro inserendo nuove figure nel suo staff tecnico in vista del 2019. Particolarmente importante è il nuovo ruolo assunto da Erik Zabel, l’ex corridore tedesco che in carriera ha vinto più di 150 corse e che quest'inverno è stato nominato Performance Manager. Zabel è quindi il responsabile delle prestazioni del team e deve occuparsi sia della preparazione dei corridori che dei materiali. Il 49enne tedesco ha spiegato in un’intervista a Radsport News le sue scelte sugli allenamenti e sui freni a disco.

Zabel: ‘Intensità, ma servono ancora le sette ore’

Erik Zabel ha raccontato quali sono le sue idee e le novità che sta proponendo ai corridori della Katusha Alpecin. L’approccio del tedesco è molto aperto e si basa appunto su una proposta piuttosto che su uno schema rigido che i suoi corridori sono tenuti a rispettare. Zabel ha spiegato ad esempio di aver consigliato una pedalata al termine delle tappe della Challenge Maiorca, anziché il rientro immediato in albergo e questo metodo così disponibile e aperto sembra aver riscosso un buon successo.

Il quattro volte vincitore della Sanremo ha raccontato quanto siano cambiati i metodi di allenamento rispetto ai tempi, neanche così lontani, in cui era in gruppo.

Zabel si è ritirato dal ciclismo professionistico al termine della stagione 2008, e in questo decennio la preparazione si è totalmente capovolta: se prima era privilegiata una mole di lavoro imponente ad una velocità bassa o moderata, ora sono invece diminuiti i chilometri ma è salita l’intensità.

“I corridori non vogliono sapere cosa facevamo noi ai nostri tempi per allenarci” ha raccontato il Performance Manager della Katusha.

“Non lo volevamo neanche noi. Era interessante ascoltare Walter Godefroot ma ci rendevamo conto che i suoi tempi erano andati, proprio come nel Ciclismo attuale i metodi che usavo io sono obsoleti. Oggi gli allenamenti sono molto più intensi ed efficaci, ma questo non significa che non ci si deve più allenare per sette ore.

Le classiche, a partire dalla Milano Sanremo, sono tutte ben oltre i 200 chilometri e non puoi arrivare al finale se in precedenza ti sei preparato solo con sedute di quattro ore” ha spiegato Zabel.

‘Tra tre o cinque anni solo freni a disco’

Il tecnico tedesco ha parlato a lungo anche della scelta di utilizzare esclusivamente i freni a disco sulle bici Canyon della Katusha Alpecin. Zabel è fermamente convinto che in futuro questa sarà una strada obbligata per tutti. “Non serve essere un profeta per dire che tra tre o cinque anni tutti useranno i freni a disco, al momento siamo in una fase di cambiamento” ha spiegato l’ex campione, che ha pensato a come sarà organizzata la sua squadra in caso di forature, uno dei temi più caldi che riguardano i freni a disco visto il maggior tempo necessario per sostituire la ruota.

Alcune squadre si sono attrezzate con degli utensili elettrici per velocizzare le operazioni di sostituzione della ruota, ma Zabel ha dichiarato di voler seguire un'altra strategia. “Nel finale di corsa un cambio completo della bici ha più senso. Noi lo abbiamo adottato ed infatti abbiamo ordinato dei nuovi portabici da mettere sul tetto delle ammiraglie in grado di ospitare otto bici complete” ha rivelato Zabel.