Tra le venticinque vittorie di Tadej Pogacar in questa stagione da record, che è già nella storia del ciclismo, il Mondiale di Zurigo occupa un posto speciale. Il fuoriclasse sloveno ha trionfato con un'impresa eclatante, partendo all'attacco ad un centinaio di chilometri dall'arrivo per riprendere e poi staccare i fuggitivi, involandosi verso la maglia iridata. La vittoria è stata costruita in un modo talmente clamoroso da poter essere indicata come il punto più alto della stagione di Pogacar, quella che rimarrà per indelebilmente legata a questo 2024 da record.
Parlando in un podcast dello sponsor My Whoosh, lo stesso Pogacar ha ricordato la corsa iridata come di una delle migliori giornate della carriera, raccontando poi alcuni retroscena. Nella parte finale del Mondiale, infatti, ormai stanco per la lunga fuga solitaria, il fenomeno sloveno aveva cominciato a perdere un po' di brillantezza, tanto da dimenticare il conto dei chilometri e dei giri mancanti al traguardo. "Ero preoccupato e ho chiesto alla macchina quanti giri mancavano", ha dichiarato Pogacar.
Pogacar: 'Una delle mie corse migliori'
Al Mondiale di Zurigo, Tadej Pogacar è entrato in scena ad un centinaio di chilometri dall'arrivo. Lo sloveno ha messo a lavorare i compagni in testa al gruppo, annunciando di fatto lo scatto arrivato subito dopo, ma a cui i rivali si sono disinteressati.
Pogacar si è così lanciato alla rincorsa del gruppo di fuggitivi che era al comando, ha sfruttato l'aiuto di Tratnik, e poi ha ripreso e staccato tutti quanti, involandosi verso la conquista della maglia iridata. La travolgente azione dello sloveno ha avuto solo un momento di flessione tra la fine del penultimo e l'inizio dell'ultimo giro.
Gli inseguitori, con Evenepoel e Van der Poel, si sono riavvicinati, ma Pogacar ha poi ripreso a spingere sigillando così la sua impresa. "È stata una delle migliori corse che abbia mai fatto, è stata incredibile. Ma tutta la stagione è stata pazzesca", ha dichiarato Pogacar nel podcast di My Whoosh.
Il vincitore di Giro e Tour ha poi raccontato quel momento di difficoltà in cui ha cominciato a perdere il vantaggio acquisito sugli inseguitori.
"Al penultimo giro ero preoccupato. Sono arrivato in cima alla salita, è arrivata la macchina e gli ho chiesto quanti giri mancavano, se era il penultimo, se ne mancavano ancora due. Speravo davvero che fosse solo uno e quando mi hanno risposto di si è stato un sollievo", ha raccontato Pogacar.
Nel finale, lo sloveno ha superato il momento di difficoltà, spinto anche dal concretizzarsi del suo sogno iridato. "Sapevo che se avessi avuto un buon margine sull'ultima salita, allora ce l'avrei potuta fare. Mancavano dieci chilometri ed ero più rilassato. Avevo guardato e studiato tutte le altre gare del Mondiale per essere preparato. Al via tutti pensavano che non avrebbero dovuto fare come Jan Christen tra gli under 23.
Probabilmente era il più forte, ma ha attaccato presto ed ha pagato nel finale. Quell'attacco ha un po' spaventato tutti i corridori e ha fatto pensare di attendere il finale", ha commentato Pogacar.
'Ho pensato di non aver fatto la mossa perfetta'
Nonostante l'esperienza della corsa under 23 con il flop di Jan Christen, Pogacar ha poi fatto esattamente quello che aveva portato alla crisi il giovane svizzero: attaccare molto presto. "La corsa era esplosa, per fortuna avevo con me Tratnik. Ma ho pensato di non aver fatto la mossa perfetta", ha ammesso Pogacar.
Il Campione del Mondo di Ciclismo ha chiuso il suo racconto con una nota di colore, l'abbinamento tra la maglia iridata e i pantaloncini.
"Finora ho fatto due corse dopo il Mondiale. Al Giro dell'Emilia pioveva, quindi ho dovuto indossare i pantaloncini neri. Al Lombardia per fortuna il tempo era bello. Ma i pantaloncini bianchi li uso solo quando sono magro, altrimenti mi fa sembrare più grosso", ha dichiarato con un sorriso Pogacar.