Il mondo della Formula 1 ha perso uno dei suoi grandi protagonisti, un campione che ha contribuito con le sue vittorie e un talento cristallino a fare la storia di questo sport. Niki Lauda, tre volte iridato, è morto a 70 anni. La notizia è stata annunciata dalla famiglia che ha diramato un comunicato ufficiale diffuso da "The Sun". Nel ricordo dei parenti dell'ex pilota austriaco si legge che rimarranno indimenticabili i suoi grandi successi e trionfi come atleta ma anche come imprenditore, e si sottolinea la sua spiccata personalità, dotata di schiettezza, coraggio ed "entusiasmo per l'azione".

L'ex pilota della Ferrari è stato ricordato dai suoi cari anche come un punto di riferimento ma soprattutto, aldilà di quel lato un po' schivo e freddo che mostrava dinanzi a microfoni e telecamere, Niki Lauda è stato: "Un marito amorevole e premuroso, un padre e nonno lontano dal pubblico, ci mancherà". Al momento non sono state comunicate le cause del decesso, ma si è appreso che il tre volte campione del mondo di Formula 1 era stato ricoverato in una clinica privata in Svizzera per seguire un trattamento di dialisi allo scopo di migliorarne le condizioni di salute.

Nell'agosto dello scorso anno aveva tenuto tutti con il fiato sospeso quando giunse la notizia che avrebbe dovuto sottoporsi ad un trapianto di polmone.

Con il solito coraggio e caparbietà, Lauda aveva superato anche quella sfida, anche se pare che il sistema immunitario fosse rimasto piuttosto indebolito dall'intervento. Infatti lo scorso gennaio, in seguito ad un'influenza che aveva contratto durante le vacanze di Natale, era stato trasportato in terapia intensiva all'Akh di Vienna.

Niki Lauda: la classe unita alla concretezza

Il fuoriclasse austriaco ha conquistato i suoi tre titoli mondiali nel 1975 e 1977 con la Ferrari, e nel 1984 alla guida della McLaren. Dopo aver lasciato le corse è stato anche un imprenditore di successo, avendo fondato le compagnie aeree Lauda Air e Niki. Non ha mai abbandonato del tutto la Formula 1, infatti vi è ritornato dapprima come dirigente della Jaguar, poi come presidente non esecutivo della Mercedes, con la quale ha inanellato altre vittorie e campionati del mondo nell'era dell'ibrido.

In carriera Niki Lauda vanta 171 Gran Premi disputati con 25 successi, 24 pole position e altrettanti giri più veloci in pista. La sua leggenda nella massima disciplina automobilistica si è dipanata tra March, BRM, Ferrari, Brabham e poi la McLaren con la quale ha ottenuto l'ultimo campionato del mondo. Fin da giovane, oltre che per il talento e la velocità in pista, il pilota austriaco ha sempre colpito tutti per la sua capacità innata di intuire e comprendere i principali difetti delle sue vetture, ma anche per la scrupolosità con cui ha sempre lavorato alla messa a punto delle monoposto. Per questo motivo, diversi addetti ai lavori solevano chiamarlo "Il computer".

In pubblico e anche con i colleghi spesso si mostrava piuttosto freddo, distaccato, determinato e sempre estremamente motivato nel raggiungere grandi traguardi.

I suoi detrattori, infatti, lo accusavano di essere troppo "essenziale" in gara, poco spettacolare e divertente, al contrario del suo avversario di sempre, James Hunt. Tuttavia, proprio la classe unità alla consistenza e alla capacità di portare a casa i risultati ne hanno fatto uno dei più grandi campioni della Formula 1.

La sua leggendaria storia è legata inevitabilmente al terribile incidente del Nurburgring del 1° agosto 1976 quando, lungo la curva di Bergwerk perse il controllo della sua Ferrari, andando a impattare con una roccia che si trovava ai lati del tracciato, tornando a centro pista. La monoposto prese fuoco e il driver austriaco rimase intrappolato tra le fiamme prima che arrivassero altri piloti a cercare di salvarlo: l'unico però che riusci ad estrarlo dal rogo fu Arturo Merzario.

Le condizioni di Lauda rimasero critiche per molti giorni soprattutto a causa delle terribili inalazioni dei fumi della benzina che ne avevano danneggiato polmoni e sangue.

Storico il suo rientro imprevisto e anticipato al Gran Premio d'Italia per cercare di contrastare il suo "acerrimo" rivale James Hunt lanciato verso la vittoria del campionato del mondo. Niki Lauda aveva su di sé ancora i segni del terribile incidente in Germania, ma nonostante ciò volle partecipare alla gara. Dopo una partenza difficile, il fuoriclasse della Ferrari tra l'entusiasmo del pubblico che cominciò ad applaudirlo per il suo indomito coraggio, recuperò diverse posizioni e riuscì a piazzarsi quarto, acclamato come un vincitore.

Quando gli veniva fatto notare del suo aspetto sfigurato dal rogo del Nurbugring, Niki Lauda era solito rispondere che preferiva avere il fondoschiena ad un bel viso perché una monoposto di Formula 1 si guida innanzitutto "col sedere".