Il ct della nazionale italiana di Ciclismo Davide Cassani, in questi mesi molto particolari, è intervenuto a più riprese con interviste e interventi sui suoi profili social. Parlando di sicurezza dei ciclisti, del fatto che si dovessero allentare a un certo punto le misure di restrizione. Ed ora, dalla sua pagina Facebook, lancia un vero e proprio appello affinché si possa arrivare a dare il via libera anche alle gare di ciclismo. "Il ciclismo - teorizza Cassani - non credo che oggi sia più pericoloso del calcio, di quello che il calcio può essere pericoloso per i giocatori".

Davide Cassani: 'Con buon senso e attenzione oggi si può fare tutto o quasi'

Davide Cassani inizia il proprio ragionamento dal fatto che oggi la situazione in Italia è molto diversa rispetto a un paio di mesi fa. Non si vuole addentrare sul discorso legato a una diminuzione o meno della carica virale ma i numeri sono confortanti, scrive il ct.

Secondo lui non si deve terrorizzare la gente parlando di una possibile ricaduta in autunno, nessuno può saperlo e usando il buon senso oggi si può fare tutto. Per Cassani si devono usare le buone norme, ad esempio sul lavaggio delle mani, ma la prudenza non deve corrispondere alla paura, insomma non si deve esagerare ma bisogna anche che si torni a vivere.

Cassani: 'Il ciclismo non è più pericoloso del calcio per i calciatori'

Per Davide Cassani ora è il tempo di fare, il tempo del ripartire e del creare qualcosa di nuovo. Il calcio, scrive il ct della nazionale di ciclismo, ha avuto grande successo dal punto di vista televisivo anche se gli stadi vuoti sono un limite. Ma ci sono situazioni che pulsano di vita grazie alle imprese dei giocatori.

"Se parliamo di ciclismo e mi si chiede se si deve tornare a correre, spiega Cassani, io dico sì. Il nostro sport - aggiunge - non credo sia più pericoloso di quanto lo possa essere il calcio per i giocatori".

Cassani sostiene di trovarsi nel mezzo tra chi vorrebbe ancora attendere a lungo e chi vorrebbe correre ogni giorno, in seguito afferma che secondo lui da metà luglio ci sia la possibilità di tornare a correre.

Cassani è consapevole che qualche rischio è inevitabilmente presente ma non si può attendere che i contagi arrivino allo zero. Anche perché se non si riparte salteranno tante squadre e si parla, anche e soprattutto, di ciclismo giovanile in questo discorso. Per il ct, se si fa attenzione tutti i rischi saranno bassissimi.

Cassani evidenzia in conclusione del suo post, che tornare a correre significherebbe prendersi di nuovo un aspetto della vita che a lungo in questi tempi è mancato. A spingere ulteriormente la sua convinzione di riprendere, argomenta, c'è la volontà di tanti ragazzi e ragazze di ripartire, di gareggiare, di fare quello che amano. La loro voce, per lui, non può essere ignorata e va ascoltata.