A volte il desiderio di successo, la fama e la voglia di ritornare alla normalità spingono a fare delle scelte avventate, in balìa di sentimenti che remano in direzione opposta alla razionalità. E a volte si fa presto ad inneggiare al miracolo, elogiando tenacia e forza di volontà che portano un 23enne a sfidare i propri limiti e disabilità per continuare a percorrere il proprio sogno. Spesso però, dal miracolo si passa alla tragedia, ed il passo è veramente breve. Il pilota di motocross Alberto “Wey” Zapata Bacur ha perso la vita durante una competizione nel crossodromo di San Augustin, nella provincia di Cordoba, in Argentina.
La dinamica dell’incidente è chiara: Bacur ha perso il controllo della propria Moto dopo un salto, cadendo a terra, ed è stato travolto da altri due piloti che non sono riusciti ad evitarlo. A nulla sono serviti i soccorsi, e il mondo del motociclismo si trova a piangere un’altra vittima. Oltre alla tragicità della notizia, c'è però un altro aspetto che è finito per essere al centro dell’attenzione, infiammando la polemica e le critiche: il pilota in questione aveva partecipato alla gara con un braccio amputato. L' incidente probabilmente si sarebbe potuto evitare se gli fosse stato negato di prender parte alla competizione, date le evidenti criticità a cui sarebbe potuto andare in contro.
Il precedente incidente e la perdita dell'arto
Lo scorso novembre, nei pressi di San Juan, Bacur era stato vittima di un incidente stradale, a causa del quale aveva perso il braccio sinistro, amputatogli dai medici. Ed erano stati gli stessi medici ad annunciare al pilota l’impossibilità di poter tornare a gareggiare in sella ad una moto, avendo valutato rischi e pericoli ad esso correlati.
La voglia di mettersi in gioco e di superare le difficoltà hanno spinto però il giovane motociclista a credere nel ritorno in pista, come racconta al periodico Carburando: “Ci ho creduto con tutto me stesso allenandomi duramente per lavorare anche sull’equilibrio”. Dopo lunghi allenamenti e con le opportune modifiche al veicolo, Bacur era rientrato in pista contro ogni aspettativa, diventando il primo pilota a tornare a gareggiare dopo un incidente del genere.
In breve tempo era diventato un vero e proprio beniamino agli occhi di tutti gli appassionati di questo sport, supportato dai fan e dai successi che non hanno tardato ad arrivare: per lui, dal rientro, un podio e anche una vittoria.
Le polemiche legate al rientro
L’iniziale euforia per un traguardo così importante, quasi un miracolo sportivo, ha lasciato il posto alle polemiche legate ai permessi concessi al giovane pilota per poter gareggiare. Secondo il parere di medici, ma anche di ex piloti, non sarebbero sussistite le condizioni necessarie per praticare questo sport, poiché la mancanza di un braccio inciderebbe nettamente sull’equilibrio e sulle capacità di controllo di una moto in gara su uno sterrato.
Quella che poteva essere una storia di rivalsa, elogiata dai sostenitori del rischio come mezzo per superare i propri limiti, si è trasformata in una storia di tragica fatalità preannunciata, che potrebbe tuttavia portare ad una revisione del regolamento ufficiale in modo da cercare di evitare, per il futuro, di permettere a questi sportivi di mettere in pericolo la propria vita.