La Corea del Nord non parteciperà alle Olimpiadi che si svolgeranno in Giappone questa estate. A confermarlo è l'agenzia di stampa nordcoreana Kcna. La motivazione è semplice: il rischio Covid mette a repentaglio la salute degli sportivi e dei cittadini nordcoreani. Da Pyongyang, infatti, segnalano di non aver ancora registrato casi di contagio da Covid-19 nel proprio Paese e non vogliono correre il rischio.
La decisione è stata maturata dal Comitato Olimpico Nazionale lo scorso 25 marzo ed è stata resa ufficiale da ieri sul sito web del Ministero dello Sport nordcoreano.
Sulla presenza nulla o quasi del virus in Nord Corea, gli esperti della medicina mondiale e i virologi non hanno assoluta certezza.
Il Comitato Olimpico Internazionale per ora non ha rilasciato alcune dichiarazione. Attualmente solo il ministro per le Olimpiadi, il giapponese Tamayo Marukawa, ha riferito che accetta la rinuncia. Almeno così riporta l'agenzia nipponica Kyodo.
Pericolo nuova variante del coronavirus Eek
Quello che si sa, tuttavia, è che nel Paese del Sol Levante si sta affermando una variante (Eek) più contagiosa di quelle finora note in Europa e che a tal proposito la staffetta olimpica a Osaka sia stata annullata per motivi di sicurezza.
Pochi mesi fa una competizione pre-olimpica nel campo della pallanuoto giapponese è stata annullata per un focolaio presente in una delle squadre partecipanti.
Le prime dichiarazioni della Corea del Sud
Ovviamente la più delusa è la Corea del Sud, che dopo il successo e il riavvicinamento del 2018, grazie alla partecipazione ai giochi olimpici invernali a Pyeongchang, ora si ritrova spiazzata. Piuttosto unanime è stata la reazione di sconforto delle principali figure politiche sudcoreane.
In particolare il ministero degli Esteri, per tramite del suo portavoce Choi Young-sam, continua a sperare che Pyongyang possa cambiare idea. In più ha aggiunto che il Giappone si sta attrezzando particolarmente con misure anti-Covid per garantire in massima sicurezza lo svolgimento dei giochi.
Ancora più deluso è il ministero dell'Unificazione che non nasconde l'amarezza e che evidenzia come la mancata partecipazione della Corea del Nord rappresenti un passo falso verso la riconciliazione o la cooperazione fra le due nazioni.
Conseguenze del No della Corea
Se fra le possibili motivazioni scelte da Pyongyang c'è quella della variante del virus (Eek) scoperta recentemente in un ospedale di Tokyo, le probabili conseguenze sono, invece, difficili da pensare. Su un piano sia politico sia sportivo. La non partecipazione rappresenta un'altra interruzione del rapporto di avvicinamento fra le due Coree, per il quale si era cominciato a lavorare dal lontano 2018.
A febbraio 2019, infatti, ad Hanoi il vertice fra Kim, Trump e la Corea del Sud non aveva portato a nessun risultato sperato. Ora, la posizione del governo di Kim sui giochi olimpici, complica ancora più il dialogo diplomatico. Fra l'altro, per adesso, è da considerare saltata la possibilità di organizzare per il 2032 proprio i Giochi Olimpici con la vicina Corea del Sud.
Da un punto di vista sportivo si tratta della seconda esclusione di Pyongyang dalle Olimpiadi.
La prima risale al 1988 ed era motivata con il fatto che i giochi a cinque cerchi si svolgevano proprio nel paese nemico. Fra le altre gravi conseguenze c'è, sicuramente, anche rammarico per i molti atleti nordcoreani: i ginnasti, quelli del nuoto sincronizzato, delle arti marziali, del basket, della pallavolo e del ping pong (disciplina in cui eccellono i nordcoreani).
Infine c'è da considerare che il presidente Kim negli ultimi anni si era avvicinato agli sport americani, per i quali nutre passione, e si stava avviando un processo di professionalizzazione degli sport più diffusi. Verrà interrotto o potrà proseguire? Insomma, oggi come oggi, sembrano lontani i giorni in cui le due Coree si univano con un'unica squadra di hockey su ghiaccio ai giochi invernali di Pyeongchang tre anni fa.