Tra le consuete dichiarazioni di facciata, all’insegna del politicamente corretto, c’è anche chi ha fatto sentire una voce fuori dal coro in questi giorni di attesa della partenza del Giro d’Italia. La corsa rosa, che scatta da Budapest, ha vissuto il 4 maggio il suo primo atto ufficiale, la presentazione delle squadre. Venerdì 6 maggio il Giro inizierà la sua avventura vera e propria con la tappa inaugurale, la Budapest – Visegrad, la prima delle tre giornate di corsa previste in Ungheria. Le partenza lontano dall’Italia non sono più una novità, e al di là di qualche solito malumore degli appassionati, sono state ormai accettate e sdoganate.

Ciclismo, il Giro lontano dall’Italia

Negli anni Novanta e nei primi anni Duemila, quando ha iniziato a prendere piede la moda delle partenze dall’estero, nel mondo del Ciclismo non sono mancate accese polemiche sull’opportunità di far partire un grande giro fuori dai confini nazionali. Sempre più spesso il Giro d’Italia e il Tour de France hanno accettato le ricche proposte di paesi stranieri, che hanno di fatto comprato le prime tappe della corsa, di solito tre, in progetti sostenuti da forti risvolti commerciali ed economici. La politica delle partenze dall’estero è diventata poi un’abitudine consolidata, e anche tra i corridori prevale ormai lo spirito dell’accettazione completa di questi progetti.

Così, dopo Grecia, Olanda, Belgio, Irlanda e altri paesi, tocca quest’anno all’Ungheria l’onore e l’onere di ospitare le prime tre tappe del Giro d’Italia. Nelle tante interviste, spesso scontate e banali, dei giorni di attesa del via, è però spuntata una voce fortemente polemica per questa partenza del Giro d’Italia da Budapest.

Bauke Mollema, l’olandese della Trek Segafredo, ha criticato apertamente l’organizzazione per questa scelta e per la pianificazione del rientro in Italia.

Mollema: ‘Questo viaggio è una vera rottura’

“Non ho ancora il feeling del Giro d’Italia” ha raccontato Mollema nella conferenza stampa tenuta il 4 maggio, spiegando che a Budapest non si vive l’atmosfera della corsa rosa così intensamente come si vorrebbe far credere.

“Dopo la presentazione delle squadre spero di trovare un po’ più di feeling. Abbiamo fatto un giro e abbiamo incontrato pochi ciclisti, nel traffico non mi sentivo al sicuro” ha aggiunto Bauke Mollema, prima di rincarare la dose verso l’organizzazione del Giro.

“Tutto questo viaggio è una vera rottura, trovo abbastanza inquietante che non si parta dal’Italia e che si debba fare un volo aereo dopo soli tre giorni. Anche il giorno di riposo non è un vero riposo, perché bisogna viaggiare. Sarebbe stato meglio poter fare il volo la domenica sera, invece non possiamo tornare fino a lunedì mattina. Sarò felice quando saremo in Italia” ha dichiarato il corridore della Trek Segafredo.