Dopo migliaia di corse, trent'anni e una settantina di vittorie si è conclusa domenica 17 ottobre la lunga carriera di Davide Rebellin. Il campione veronese ha dato l'addio alle corse sulle strade di casa, alla Veneto Classic, dove ha dimostrato ancora una volta di essere ancora competitivo a dispetto della carta d'identità. Rebellin, che ad agosto ha compiuto 51 anni, ha concluso la corsa al trentesimo posto, davanti a tanti ragazzi che potrebbero essere suoi figli. Sul traguardo di Bassano del Grappa è così calato il sipario su un'avventura per certi versi unica, una carriera trentennale che ha attraversato generazioni intere di corridori all'insegna della passione più genuina.

Rebellin e la scelta delle classiche

Davide Rebellin debuttò nel Ciclismo professionistico nell'estate del 1992, a 21 anni, subito dopo le Olimpiadi di Barcellona. In gruppo c'erano ancora campioni come Sean Kelly e Greg Lemond, mentre in Italia il tifo era diviso tra Gianni Bugno e Claudio Chiappucci. Rebellin si inserì subito con costanza ad alti livelli in quel primo scorcio di stagione. Il corridore veneto militava nella GB MG Maglificio, una delle formazioni di maggior spicco dell'epoca, che vantava campioni come Mario Cipollinim, Franco Ballerini e Andrei Tchmil. "Facevo tanti piazzamenti, ma poche vittorie" ha ricordato Rebellin in un'intervista concessa a L'Arena di Verona a conclusione della sua avventura nel ciclismo pro.

Il 51enne veneto ha dichiarato di aver pensato di poter diventare un corridore da corse a tappe nella prima parte della carriera. "Nel '97 la FDJ mi ha preso come corridore di classifica per il Tour" ha raccontato Rebellin, che però non riuscì a competere con i più forti nei grandi giri. "Non riuscivo a migliorare, avevo sempre un calo nell'ultima settimana e non digerivo le grandi montagne e così ho scelto di dedicarmi alle classiche" ha spiegato l'ex corridore di Gerolsteiner e Liquigas.

'Il trittico delle Ardenne è la gemma della carriera'

La scelta di Rebellin di lasciar perdere le corse a tappe si rivelò vincente. Dopo aver firmato due classiche di Coppa del Mondo, San Sebastian e Gp Suisse, e tante gare del calendario italiano come il Giro del Veneto e la Tre Valli Varesine, la stagione 2004 segnò il punto più alto della carriera.

In una settimana, Rebellin mise a segno la tripletta Amstel Gold Race - Freccia Vallone - Liegi Bastogne Liegi, entrando nella storia del ciclismo. "Quel trittico è la gemma, soprattutto la Liegi, la corsa che sognavo da bambino, quando vedevo vincere Argentin" ha ricordato il veronese.

Quella stagione 2004 gli riservò però anche delle grandi amarezze. Nonostante i successi ottenuti in primavera e la prima posizione nella classifica di Coppa del Mondo, Rebellin non fu convocato in nazionale per correre le Olimpiadi di Atene. Temendo di rimanere escluso anche dai Mondiali, che si sarebbero disputati proprio a Verona, il corridore cercò di ottenere la nazionalità argentina, senza riuscire però a concretizzare il suo progetto.

Rebellin rimase escluso dal Mondiale di casa, e ricorda ancora con amarezza quei giorni. "Il rimpianto è per il Mondiale di Verona, che non ho fatto. Avevo capito che non sarei stato convocato. Ero leader in Coppa del Mondo e non essere al Mondiale mi dispiaceva" ha ricordato Davide Rebellin.

Ai microfoni di Eurosport, a conclusione della Veneto Classic, Rebellin ha invece affidato un messaggio d'amore per il ciclismo. "La passione mi ha spinto a correre fino a 51 anni. Ogni gara per me era una sfida, una prova, cercare di superarmi, tante cose. Poi il fisico mi ha portato fortunatamente in buona salute fino a 51 anni", ha dichiarato Rebellin.