Al termine di una stagione in cui ha raccolto meno di quanto seminato, Romain Bardet ha affidato ai microfoni di Eurosport France il suo bilancio e qualche interessante riflessione sul momento attuale del Ciclismo professionistico. Lo scalatore francese, alla sua seconda stagione in maglia DSM, si è espresso ad ottimi livelli, vincendo la classifica generale del Tour of the Alps, ma ha visto finire bruscamente la sua corsa al podio del Giro d'Italia. Bardet aveva programmato la sua stagione attorno alla corsa rosa, ma è stato costretto al ritiro per un problema di stomaco quando era quarto in classifica generale.

Il corridore della DSM ha cercato di rimediare al Tour de France, dove con una condotta di gara all'insegna della regolarità ha concluso al settimo posto.

La delusione del Giro d'Italia

Il bilancio finale di Romain Bardet per questo 2022 resta un po' amaro per quel ritiro al Giro d'Italia. "Avevo in mente il Giro fin da dicembre dello scorso anno e sono arrivato al via in condizioni ottimali", ha raccontato il 32enne francese. "Penso sia stato il grande giro in cui mi sono sentito più in fiducia in tutta la mia carriera", ha continuato Bardet, che aveva iniziato la corsa rosa dimostrando di essere tra i più incisivi in salita. Lo scalatore della DSM ha sfiorato il successo nella tappa del Blockhaus, battuto solo da Jai Hindley, e salendo al terzo posto della classifica generale.

Purtroppo, nella tredicesima tappa, quella con arrivo a Cuneo, il francese si è dovuto ritirare per un problema di stomaco quando era quarto in una classifica ancora cortissima.

Nonostante il ritiro al Giro d'Italia, Bardet ha valutato il suo 2022 come "molto buono". Il corridore della DSM si è poi schierato al Tour, dove ha trovato una situazione molto diversa.

I corridori più forti hanno ben presto scavato una differenza abissale rispetto agli altri, creando diverse corse in una. Bardet si è inserito nella lotta per i piazzamenti fuori dal podio, riuscendo a chiudere al settimo posto. Questa esperienza lo ha portato a fare un'interessante riflessione sul modo in cui si sta evolvendo il ciclismo.

Romain Bardet: 'Vado più forte di quando sono salito sul podio al Tour'

Romain Bardet ha raccolto i suoi risultati migliori tra il 2016 e il 2017, quando è salito sul podio del Tour de France nell'era dominata da Chris Froome. Il corridore francese e i suoi coetanei non sono però riusciti a diventare dei punti di riferimento quando il campione britannico, per l'età e gli infortuni, ha visto finire il suo periodo d'oro.

Bardet e gli altri corridori della classe '90 che sembravano destinati a giocarsi le corse a tappe per diversi anni, con i vari Thibaut Pinot, Tom Dumoulin e Fabio Aru, sono rimasti presi in contropiede da giovani come Pogacar, che hanno subito imposto un deciso innalzamento del livello e portato ad un salto generazionale.

Nonostante il miglioramento delle sue prestazioni, Bardet si è così trovato schiacciato tra l'era Froome e quella Pogacar. "Sono incappato in una generazione che non è mai arrivata. Nel 2016 e 2017 dicevo che gli anni migliori dovevano ancora arrivare per me, non erano parole a caso. I dati sono chiari, io sto andando più forte di allora, ma ci sono dei giovani ancora più forti", ha commentato il corridore francese.

'In salita si va a un ritmo incredibile'

Bardet ha definito Pogacar ed Evenepoel "due geni della bicicletta, hanno qualcosa in più". Secondo il corridore della DSM i più forti fanno una corsa tra di loro, incuranti di cosa facciano tutti gli altri, che non hanno la possibilità di insidiarli in nessun modo.

Questa evoluzione sarebbe dovuta, secondo Bardet, anche alla forza di alcune dei top team. "In salita si va a un ritmo incredibile. La struttura delle squadre ha cambiato le corse. Nei grandi giri la UAE e la Jumbo hanno cinque o sei corridori che potrebbero fare da leader. Per noi diventa complicato, dobbiamo gestire le forze per sopravvivere", ha commentato Romain Bardet.