Anche senza il terzo trionfo al Tour de France che tutti si aspettavano, Tadej Pogačar ha concluso la stagione 2022 da trionfatore. Il fuoriclasse sloveno è stato tra i grandi protagonisti dagli albori dell'annata, a febbraio, fino alla corsa di chiusura, il Lombardia di dieci giorni fa, passando con disinvoltura dalle corse a tappe alle classiche, dalle montagne al pavé. La naturalezza con cui affronta ogni situazione, sia dentro che fuori dalla corsa, è rimasto il marchio di fabbrica di Pogačar, anche ora che la sua dimensione nel mondo del Ciclismo è quella dell'assoluto numero uno.
Questa leggerezza è emersa anche in una lunga intervista che il campione della UAE Emirates ha concesso a Cyclingtips al termine della sua stagione agonistica.
Tadej Pogačar: 'Non tutti hanno le opportunità che ho avuto io"
Tadej Pogačar ha parlato della battuta d'arresto al Tour de France, della vita da campione, ma anche di tanti temi al di fuori del mondo delle corse, a partire dai suoi impegni nel sociale. Il vincitore del Lombardia ha rilasciato l'intervista a margine di un evento benefico, organizzato con un suo sponsor per raccogliere fondi da destinare ai bambini dell'Ucraina e della Moldova.
Pogačar ha spiegato quanto ha a cuore il suo progetto del Pogi Team, una squadra di ciclismo juniores che sostiene economicamente per dare un'opportunità ai giovani sloveni.
"Io ho avuto l'occasione di arrivare al top nel mio sport. Sono grato di poter restituire qualcosa per aiutare gli altri. Non posso sedermi sul divano e godermi il successo, non tutti hanno le stesse opportunità che ho avuto io" ha dichiarato Pogačar, che pure non viene da una famiglia agiata, con un padre operaio e una madre insegnante.
"Sono cresciuto in una bella famiglia con tante persone intorno che mi volevano bene. Facevo sport, andavo a scuola, ho avuto tutto. Ho avuto l'occasione di mostrare quello che so fare, altre persone non ce l'hanno. Ci deve essere una sorta di giustizia e di equilibrio per tutti" ha spiegato il due volte vincitore del Tour de France, ricordando anche l'impegno nella sua fondazione che lotta contro il cancro.
Il progetto è nato dopo la morte della mamma della fidanzata Urška Žigart. "È un mondo duro, ci sono così tante persone che lottano contro questa malattia, dobbiamo trovare una cura" ha dichiarato il campione sloveno.
'Non posso dire di aver perso il Tour'
Naturalmente Tadej Pogačar ha parlato anche di temi più strettamente legati al mondo del ciclismo, a partire dal mancato tris al Tour de France, che tutti consideravano alla sua portata. "Non posso dire di aver perso il Tour. Il secondo posto è fantastico, posso dire di aver perso nel miglior modo possibile" ha dichiarato il corridore della UAE Emirates, spiegando di aver commesso degli errori nella tappa del Granon che ha ribaltato la classifica a favore di Jonas Vingegaard.
"Il ciclismo è un gioco di nutrizione, penso di aver sbagliato i conti o qualcosa del genere, non avevo più energie per la salita finale" ha ricordato Pogačar.
Il campione sloveno ha spiegato che anche i tanti casi di Covid che hanno decimato la squadra hanno avuto il loro peso sull'esito della corsa. La UAE è rimasta presto con quattro soli corridori: "Non puoi competere contro sei, sette o otto corridori" ha commentato Pogačar.
'Whoop ci dice che se dormiamo sei ore non va bene'
Al vincitore del Lombardia è stato chiesto anche come viva questo ciclismo sempre più esasperato, attento ad ogni minimo dettaglio e in cui si corre a velocità sempre più forsennate. "Tutti i dettagli contano, l'alimentazione e il sonno.
Abbiamo i dispostivi Whoop che ci dicono che se dormiamo sei ore non va bene. Abbiamo tante informazioni, tanti dettagli, in ogni campo, ma ti ci abitui, come in altri lavori. Anche se lavori in ufficio hai tanti dati da gestire. Il ciclismo crescerà sempre di più e nei prossimi anni andremo sempre più forte" ha commentato Tadej Pogačar.
Il due volte vincitore del Tour ha accettato con serenità anche la possibilità che questa attività così esasperata finisca per ridurre la durata della carriera ad altissimi livelli. "Forse la carriera non si accorcerà, ma sarà il periodo in cui si è al top che sarà minore. Forse cinque anni, forse, sette o dieci, ma mi aspetto un numero basso. Credo che quando arriveranno i giovani e saranno subito al top noi non potremmo più esserlo. Io non credo di poter correre per dieci anni al livello che ho mantenuto negli ultimi tre" ha commentato Tadej Pogačar.