Se nelle ultime stagioni i CT che hanno guidato la nazionale azzurra di Ciclismo, da Davide Cassani a Daniele Bennati, hanno faticato a trovare corridori vincenti a cui affidare la leadership per i Mondiali, qualche generazione fa la situazione era del tutto opposta. Tra gli anni novanta del novecento e la prima decade del nuovo millennio, il ciclismo azzurro vantava un gran numero di campioni, un'abbondanza che ha portato anche a rivalità e dissidi in maglia azzurra. Comporre la squadra nazionale per i Mondiali portava a dover fare delle scelte dolorose, a volte impopolari, o a cercare una complicata collaborazione tra corridori vincenti e abituati ad essere i capitani nei rispettivi club.
In quegli anni il ciclismo azzurro vantava campioni come Michele Bartoli, Paolo Bettini, Francesco Casagrande, Davide Rebellin, Andrea Tafi, tutti candidati ad essere i possibili leader della nazionale.
Michele Bartoli: 'In squadra c'erano diverse rivalità'
Dopo la fine della lunga e fortunata avventura di Alfredo Martini, nel 1997, il ruolo di Commissario Tecnico della nazionale fu affidato ad Antonio Fusi, che faticò non poco a gestire i rapporti interni tra i corridori. Uno dei grandi protagonisti del ciclismo di quegli anni, Michele Bartoli, ha parlato delle difficoltà vissute in nazionale, che gli avrebbero precluso la possibilità di vincere i Mondiali.
Ini un'intervista rilasciata a Luccaindiretta.it, l'ex campione pisano ha raccontato che i compagni di squadra non lo aiutarono nell'edizione di Plouay 2000.
Nonostante il suo ruolo di favorito della vigilia e di corridore più vincente della squadra azzurra, Bartoli dovette arrangiarsi da solo nelle battute finali, con alcuni compagni impegnati a fare lo sprint per conto proprio. "Devo ammettere che in squadra c'erano diverse rivalità, troppi galli nel pollaio, come si suol dire, non portano a niente" ha ricordato Michele Bartoli.
'Era meglio la Coppa del Mondo del World Tour'
La corsa dei Mondiali 2000 a Plouay si risolse con uno sprint tra venticinque corridori, tra cui Bartoli, Bettini, Casagrande e Rebellin. Il successo andò a sorpresa al lettone Romans Vainsteins, davanti al polacco Spruch e al campione uscente Freire. Bartoli chiuse al quarto posto, mentre Bettini e Casagrande finirono nono e decimo.
"A Plouay nel 2000 ero il grande favorito ed avrei potuto vincere se nel finale la nazionale avesse lavorato meglio. Fui beffato dal lettone Vainsteins" ha raccontato Bartoli, che in carriera non ha mai conquistato il titolo Mondiale, ma ha vinto per due volte la Coppa del Mondo, classifica che teneva conto dei risultati delle principali classiche della stagione e che è stata abolita nel 2005. "Devo dire che preferisco la formula che è stata in vigore fino al 2004. L'attuale World Tour comprende troppe gare e non ha il fascino della vecchia Coppa del Mondo" ha commentato Bartoli.