A tre giorni dalla conclusione di Parigi, Jonas Vingegaard ha ormai messo le mani sulla maglia gialla [VIDEO] e sulla vittoria finale del suo secondo Tour de France. La corsa si è decisa tra la cronometro di martedì e la tappa alpina di Courchevel di mercoledì, dove Tadej Pogacar è crollato ed ha perso minuti su minuti. Il campione danese comanda la corsa con 7'35'' sullo sloveno della Uae Emirates, un distacco abissale, soprattutto se si pensa all'equilibrio e all'incertezza su cui aveva vissuto il Tour nelle prime due settimane. Dopo aver assestato un bel colpo all'avversario nella prima tappa pirenaica, Vingegaard era rimasto per lo più guardingo, in attesa, aspettando gli scatti ripetuti di Pogacar, che è andato all'attacco più volte ma guadagnando solo qualche manciata di secondi qua e là.

Proprio questo atteggiamento così aggressivo del rivale, ha rafforzato le certezze di Vingegaard. "Avevo capito che sarebbe esploso" ha dichiarato la maglia gialla.

Vingegaard: 'Mi attacca da quindici giorni'

Nonostante l'infortunio della Liegi e la preparazione un po' raffazzonata, Tadej Pogacar non ha infatti rinunciato al suo stile di corsa in questo Tour de France, sempre all'attacco, istintivo e all'insegna dello spettacolo. In alcune situazioni Vingegaard è sembrato patire questo modo di correre del rivale, i suoi violenti cambi di ritmo e la sua esplosività, ma lo sloveno gli ha recuperato solo pochi secondi. Alle variazioni di ritmo di Pogacar, Vingegaard ha risposto con tutta la sua Jumbo, imponendo spesso un ritmo costante e molto forte, per sfiancare gli avversari.

Questo diverso modo di interpretare la corsa ha rotto l'equilibrio a favore del danese, che, dopo aver assistito al crollo del rivale, si è detto per niente sorpreso dalle difficoltà incontrate da Pogacar.

Secondo Vingegaard, il calo di prestazioni dello sloveno sarebbe dovuto proprio al suo stile di corsa troppo dispendioso.

"Pogacar mi attacca da quindici giorni. Per la sua aggressività ho capito che a un certo punto sarebbe esploso. Chi attacca troppo è un insicuro e alla fine paga" ha dichiarato la maglia gialla.

Indurain: 'Chi attacca tanto alla fine non vince il Tour'

Anche uno dei più grandi specialisti delle corse a tappe della storia del ciclismo, Miguel Indurain, ha condiviso questa analisi di Jonas Vingegaard.

"Andare all'attacco fa parte della gara. Alla gente piace. Serve per lo spettacolo, e forse per vincere delle tappe. Ma per la classifica generale, quello che attacca tanto alla fine non vince il Tour de France" ha commentato Indurain.

"Io attaccavo nelle prove a cronometro, dove dovevo fare delle differenze, poi in montagna impostavo il mio stile di corsa. Nel Tour del 1995 ho cambiato un po' il mio modo di correre all'inizio e i miei rivali si sono confusi, a volte è il momento di cambiare e prendere altre decisioni” ha raccontato Indurain.