Il giornalista britannico Nick Harris ha pubblicato su Sporting Intelligence la prima parte di una nuova inchiesta investigativa, che “racconta di una radicata cultura del doping all'interno dello staff del Team Sky e del Team GB durante l'epoca d'oro del Ciclismo britannico”. Una storia su cui Harris ha iniziato a lavorare nel 2012, anno in cui a Londra si svolsero le Olimpiadi e per la prima volta un corridore britannico trionfò al Tour de France, con la storica maglia gialla conquistata da Bradley Wiggins del Team Sky. Dopo cinque anni di indagini giornalistiche, Harris afferma che era pronto a pubblicare quanto scoperto, ma la pubblicazione fu bloccata dall’editore.

Ora la storia verrà svelata per la prima volta al pubblico, attraverso il blog Sporting Intelligence. Nella prima parte il giornalista britannico fornisce il quadro generale della vicenda e dei nomi che sarebbero coinvolti in diversi scandali doping.

Il giornalista Nick Harris afferma: ‘Una cultura del doping era radicata nel Team Sky’

L’inchiesta di Nick Harris parte da una domanda: come ha fatto il ciclismo britannico a diventare in pochi anni il punto di riferimento mondiale? Il giornalista fornisce due possibili spiegazioni, la prima riguardante il denaro, con importanti finanziamenti arrivati sia dalle lotterie per la squadra nazionale che dal broadcaster Sky per il relativo team. L’altra riguarda il possibile utilizzo di sostanze dopanti per migliorare le performance degli atleti.

Harris afferma che dopo la vittoria al Tour del 2012, il Team Sky si sia sempre proclamato come una squadra pulita, ma in verità “una cultura del doping era radicata in molti dei suoi corridori, allenatori e personale di supporto”. Per il giornalista ci sarebbe stata una precisa strategia per mostrare ai media l’impegno del team nella lotta al doping, come dimostrato anche da diversi comunicati indirizzati ad Harris durante le sue indagini.

I primi nomi svelati da Harris nell’inchiesta sul doping

Il racconto di Nick Harris entra poi nel dettaglio partendo da una sua intervista nel 2012 a Tyler Hamilton, in cui non fu pubblicata una parte importante legata al doping, perché non era ancora stata divulgata l’inchiesta completa dell’USADA su Lance Armstrong. In quell’intervista Hamilton aveva già svelato alcuni nomi coinvolti nello scandalo doping, che avrebbe travolto il mondo del ciclismo pochi mesi dopo.

Tra i corridori che secondo Hamilton avrebbero fatto utilizzo di sostanze dopanti c’erano lo statunitense Bobby Julich e l'australiano Michael Rogers, ai tempi rispettivamente allenatore e corridore nel Team Sky. Due nomi presenti a vario titolo nei fascicoli USADA, oltre al corridore canadese Michael Barry, che aveva lasciato da poco il Team Sky quando fu reso noto il suo utilizzo di doping. Anche Julich successivamente ammise di aver fatto uso di doping in passato e lasciò il team.

Harris ricevette anche una soffiata su Geert Leinders, medico che aveva lavorato con il Team Sky, che sarebbe stato anche coinvolto nell’utilizzo di sostanze dopanti nella sua esperienza precedente alla Rabobank.

Tre anni dopo arrivò la conferma e la squalifica a vita per Leinders. Successivamente lasciarono il team anche altri due membri dello staff, Sean Yates e Steven de Jongh. Questo fa concludere ad Harris quanto segue: “Cinque dipendenti del Team Sky erano implicati nel rapporto dell'USADA o avevano lasciato il Team Sky in seguito a esso: Barry, Leinders, Julich, Yates e De Jongh”. Nel prosieguo dell’inchiesta su Sporting Intelligence verranno svelati ulteriori dettagli e il nome di una figura di grande rilievo che sarebbe legata al doping.