Grande protagonista delle ultime due edizioni della corsa, Søren Wærenskjold ha rinunciato quest'anno a partecipare all'AlUla Tour. Il corridore norvegese della Uno X era riuscito a vincere una tappa della corsa araba sia nel 2023 che nel 2024, ma stavolta ha scelto di non partecipare per motivi etici. Parlando alla televisione norvegese TV2, Wærenskjold ha spiegato di non voler gareggiare in un paese in cui i diritti umani non sono rispettati. Pur sapendo che la sua scelta potrà passare inosservata e non raccogliere solidarietà dal resto del gruppo e dalle altre parti del ciclismo professionistico, il norvegese ha deciso di andare avanti con il suo proposito.
"Voglio provare a stare dalla parte giusta", ha dichiarato Wærenskjold, che ha trovato l'appoggio della sua squadra.
Wærenskjold: 'In Norvegia l'attività degli emiri non è apprezzata'
Anche il mondo del Ciclismo, come tanti altri sport, sta assistendo all'ingresso sempre più consistente di capitali provenienti dai ricchi paesi del Medio Oriente. L'interesse dell'Arabia Saudita per gli investimenti nello sport è abbastanza recente, ma negli ultimi anni si è intensificato su più fronti, dalla Formula Uno al calcio. Dalla scorsa stagione, l'Arabia è entrata in maniera più diretta anche nel ciclismo, sponsorizzando il Team Jayco con il secondo nome AlUla, una regione del paese su cui gli arabi puntano a scopi turistici.
Nello stesso territorio è nato anche l'AlUla Tour, ambiziosa gara a tappe di inizio stagione che ha ripreso la breve storia di un'altra piccola corsa araba, il Saudi Tour. L'AlUla Tour si sta correndo proprio in questi giorni, con diversi grandi protagonisti del ciclismo al via, ma non Søren Wærenskjold. Il corridore norvegese, vincitore di una tappa nelle ultime due edizioni ha raccontato di essersi rifiutato di correre in Arabia Saudita per una scelta etica.
Il paese ha una reputazione discutibile riguardo ai diritti umani, e Wærenskjold ha voluto dare un segnale di disapprovazione a questo ciclismo che pensa solo agli aspetti economici e non a quelli morali.
"Nel mio paese natale, la Norvegia, non c'è molto apprezzamento per l'attività degli emiri. Ciò ovviamente ha avuto un ruolo nella mia decisione di non partecipare all'AlUla Tour.
Voglio fare la scelta giusta dal punto di vista morale ed etico e non mettere il mio stipendio al di sopra di tutto il resto. L'ho detto alla squadra e loro rispettano la mia posizione", ha dichiarato il corridore della Uno X a TV2.
'Lo faccio per la mia coscienza'
Wærenskjold ha spiegato che già lo scorso anno aveva avuto dei dubbi quando era stato a correre in Arabia Saudita. "Si tratta di diritti umani. Esistono prove di persone imprigionate o addirittura uccise a causa delle loro opinioni politiche. Poi ci sono i diritti degli omosessuali, delle donne. Ci sono tanti problemi", ha dichiarato il norvegese, che sa bene che la sua presa di posizione sarà probabilmente ignorata dal resto del mondo del ciclismo.
"La corsa è organizzata da ASO, una grande società, e ci sono molti interessi commerciali. Questo complica le cose. In definitiva, sono solo un semplice ciclista che può fare una scelta semplice. Tuttavia, i cambiamenti sistematici sono difficili da ottenere. Non credo che la mia assenza farà un’enorme differenza, ma lo faccio per la mia coscienza", ha dichiarato il corridore norvegese.