Riccardo Riccò torna a parlare di Ciclismo e lo fa ai microfoni del podcast BlaBla Bike, in una lunga intervista con Pier Augusto Stagi. L'ex ciclista, squalificato a vita per doping, racconta il suo percorso di crescita personale e il nuovo rapporto con lo sport che lo ha reso celebre. "Ho fatto pace più che col ciclismo, con me stesso. Il ciclismo va avanti anche senza di me, come è andato avanti senza Pantani e senza tanti altri. Dovevo fare pace con i miei rimpianti e rimorsi".
Nato a Sassuolo il 1° settembre 1983, Riccardo Riccò è stato una delle più grandi promesse del ciclismo italiano.
Professionista dal 2006 al 2011, ha ottenuto importanti risultati tra cui due vittorie di tappa al Giro d'Italia 2008, concluso al secondo posto in classifica generale. Il suo stile aggressivo in salita gli aveva fatto guadagnare il soprannome di "Cobra", ma la sua carriera si è interrotta bruscamente a causa di diverse vicende legate al doping, culminate con una squalifica a vita nel 2012. Nel 2011, fu ricoverato d'urgenza per un grave problema di salute legato a un'autotrasfusione, episodio che segnò la fine definitiva della sua esperienza da professionista.
Riccò: 'Ho fatto degli errori ma sono un po' vittima del sistema'
Un passato segnato da errori, ma anche da un contesto difficile. "Ho fatto degli errori, ma ero un po' vittima del sistema.
In quegli anni, se volevi raggiungere certi livelli, certe cose erano obbligatorie. Ho sbagliato a non affidarmi a persone giuste, ma ero dentro un meccanismo più grande di me".
Oggi Riccò ha trovato un nuovo equilibrio: "Sono rientrato in Italia dopo cinque anni a Tenerife, ora ho due gelaterie a Vignola e nelle colline sopra.
Mi diverto a pedalare senza agonismo". Dopo un lungo stop, ha ripreso a pedalare con costanza: "Per dieci anni andavo in bici una volta al mese, ora quattro volte a settimana. Le doti restano: se ho fatto quello che ho fatto, qualcosa avevo".
Il consiglio ai giovani: 'Circondatevi di persone fidate'
Riccò segue ancora il ciclismo, lo commenta e analizza le gare: "Faccio dirette su Instagram, analizzo le corse con l'occhio dell'ex professionista".
Sul panorama attuale ha le idee chiare: "Pogacar è di un altro pianeta, ma per batterlo serve una coalizione di avversari. Tra gli italiani, Ciccone può fare bene al Giro". E su Filippo Ganna: "Lo vedo competitivo per la Roubaix, se mantiene questa gamba può puntare alla vittoria".
Il consiglio ai giovani ciclisti è chiaro: "Dico sempre ai ragazzi che vengono in gelateria di circondarsi di persone fidate. Io ho avuto accanto solo una persona di cui mi fidavo, ma poi ho dovuto lasciarla. Serve qualcuno che voglia davvero il tuo bene, è un mondo difficile". Infine un pensiero sulla sua maturazione: "Mio padre mi diceva sempre: 'Le tue gambe con la mia testa'. Purtroppo da giovane non ho avuto la testa giusta. Se Pantani avesse avuto una donna come la mia Melissa, forse le cose sarebbero andate diversamente", ha concluso Riccò.