La procura di Taranto ha stabilito i criteri per la riapertura dell’altoforno2 dell’impianto dell’Ilva firmando quindi il dissequestro temporaneo dello stabilimento.La conditio sine qua non per il dissequestro definitivo è la messa in sicurezza della struttura, con l’Ilva che avrà tempo fino al 30 novembre per effettuare i lavori altrimenti la struttura tornerà sotto sequestro.
Il sequestro era avvenuto lo scorso 8 giugno con la morte dell’operaio Alessandro Morricella,deceduto in maniera incredibile a soli 35 anni mentre svolgeva il proprio lavoro, travolto da una fiammata violenta e da ghisa liquida ad elevatissime temperature.Da qui si è andando a scatenare il dibattito tra diritto al lavoro e diritto alla tutela della salute, due principi cardini sanciti dalla nostra carta Costituzionale.
Il governo Renzi, con decreto aveva però sospeso il sequestro dell’impianto, che di fatto non è mai stato chiuso, così il procuratore aggiunto Pietro Argentino ed il suo sostituto Antonella De Luca nell’emettere il provvedimento hanno sottolineato come a distanza di tre mesi dalla drammatica morte la struttura non è certo stata messa in sicurezza; inoltre, visto il decreto del governo che permette di utilizzare l’altoforno 2, allora si rendono necessari da parte dell’azienda una serie di interventi per poter garantire la sicurezza dell’impianto andando ad evitare così il ripetersi dei fatti drammatici dello scorso giugno.
In primo luogo i magistrati hanno previsto un intervento di tipo gestionale sull’analisi del rischio, per poi andare ad agire in maniera più precisa; l’Ilva inoltre sarà obbligata all’attuazione di un sistema di memorizzazione delle immagini riprese dalle telecamere e l’istallazione di sensori per il rilevamento del livello di ghisa.
Questi interventi sono necessari per garantire il diritto alla salute per gli operai, tema che non può passare sotto traccia oppure essere messo in secondo piano ma che deve rappresentare necessariamente il principio cardine per garantire l'incolumità di tutti i lavoratori.