Per l’insegna della 46esima edizione della “Settimana della Fede” abbiamo come ospite nel secondo incontro Francesco Occhetta, giornalista gesuita che vanta una carriera che passa in diversi settori tra la sociologia e la teologia, fino a diventare un consigliere comunale di Romentino. Laureato in Giurisprudenza consegue successivamente il baccalaureato in filosofia fino a diventare un volontario nel carcere di San Vittore dove collabora alla rivista Aggiornamenti Sociali. Specializzazione in Diritti Umani presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova con un dottorato in teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana.

Ora Francesco Occhetta è un giornalista professionista, scrittore e articolista per il giornale “La Civiltà Cattolica”.

Recentemente il gruppo de La Civiltà Cattolica ha incontrato Papa Francesco in occasione della pubblicazione del fascicolo numero 4000, mentre il Papa accoglie la redazione nel Vaticano. Il giornalista si è cimentato nella relazione riguardante la vita di San Francesco De Girolamo presso Concattedrale Gran Madre di Dio di taranto. Al fianco del gesuita l’arcivescovo metropolita di Taranto Mons. Filippo Santoro alla presenza di un numeroso pubblico che arriva da ogni parrocchia della diocesi.

Per raccontare la vita di San Francesco De Girolamo il giornalista utilizza dieci parole che racchiudono l’essenza dell’operato del santo.

Dall’umiltà del santo nasce la fama che si espande su tutto il Regno di Napoli, tanto che il duca di Grottaglie volle dargli un grande premio per il suo operato. San Francesco De Girolamo era ormai grande e ritornando indietro con la memoria disse al duca che da ragazzo non era famoso come ora e che una volta raccoglieva il letame.

Da qui inizia la storia del santo, nato a Grottaglie il 17 dicembre 1642 da una famiglia molto credente che insegna al giovane santo la ricchezza che si riceve nel donare. Francesco De Girolamo fin dalla giovane età si fa modellare come un vaso agli occhi di Dio e la sua vita la dona per gli altri.

Il dono di spezzare per donare agli altri fa parte di questo santo fin da quando era bambino, quando la madre gli diceva di portare il pane ai poveri.

Una volta Francesco diede tanto di quel pane che si rischiava di finire tutte le provviste, ma quando si condivide non esiste la fine ma solo un guadagno. La fede porta il santo a diventare gesuita e a stare a stretto contatto con i più bisognosi, con gli emarginati, con le prostitute, con i giovani e con chiunque aveva bisogno di aiuto.

Ogni persona era importante per il santo, tanto che nel suo diario scriveva ogni avvenimento della giornata che ricordava le persone che aiutava nel suo viaggio.