I Monopoli di Stato hanno pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l'adeguamento dei prezzi di vendita al pubblico di sigarette, sigari e tabacchi. Da domani, 17 gennaio, quindi, i fumatori dovranno sborsare mediamente 20 centesimi in più per assecondare il loro vizio. L'aumento del prezzo delle sigarette è una diretta conseguenza dell'attuazione del decreto legislativo della delega fiscale che riorganizza le accise sui tabacchi, i cui aumenti sono stati scaricati dalle aziende produttrici sui "consumatori".
Aumento delle sigarette: i nuovi prezzi
Secondo gli aggiornamenti dei prezzi richiesti dalle case produttrici, passano da 5 euro a 5,20 la maggior parte dei marchi più venduti in Italia, come Muratti Ambassador, Marlboro Gold, Merit, Multifilter, Philip Morris ed altre.
La novità di questo aumento del prezzo delle sigarette rispetto ai precedenti, sta nel fatto che l'accisa sul tabacco è stata rimodulato in modo da pesare maggiormente sulle sigarette che costano di meno, che subiranno quindi un aumento maggiore, per poi decrescere progressivamente man mano che il prezzo delle sigarette sale. Si è cercato in questo modo di conciliare la necessità di incrementare il gettito con quello di perseguire gli obiettivi di salute pubblica.
Aumento delle sigarette: strumento della lotta contro il fumo
Quello dei 5 euro al pacchetto è da molti considerata, infatti, una soglia psicologica che potrebbe incentivare l'abbandono del "vizio" da parte di una fetta di fumatori appartenenti ai ceti meno abbienti.
Proprio quella del progressivo aumento del prezzo delle sigarette è la strategia suggerita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità per combattere una piaga che è responsabile, ogni anno, della morte di oltre 6 milioni di persone nel mondo (83 mila in Italia) per malattie legate al fumo da sigaretta, anche passivo. Quest'ultimo aumento arriva proprio mentre infuria la polemica sulle nuove norme restrittive contro il fumo annunciate dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che intende vietare il fumo in auto e nei film.
Ipotesi quest'ultima, che ha provocato un'unanime levata di scudi da parte dei registi italiani, forse timorosi, secondo il Codacons, di perdere i contributi delle case produttrici di sigarette per la pubblicità indiretta.