Iniziano i conteggi, da parte dell’INPS, delle istanze pervenute nei primi venti giorni riguardante la Quota 41. Avvicinandosi la data di scadenza, fissata per il 15 luglio 2017, l’Ente competente è costretto ad accelerare i tempi per la certificazione e, eventualmente, accogliere le domande o scartarle.

In quanti hanno inviato la domanda?

In totale sono quasi 20mila le richieste da parte dei lavoratori precoci per la quota 41, cioè la pensione anticipata. Un volume di istanze che ha superato le aspettative del Governo.

Il tetto massimo di spesa, messo a disposizione per questa manovra, pari a 660 milioni di euro, è largamente insufficiente.

Cosa vuol dire? Che circa la metà delle domande presentate verranno scartate per poi passare a una graduatoria che sarà resa nota il 15 ottobre 2017.

La graduatoria

L’Inps denuncia che molte delle domande, anche se rispettano la documentazione, sono state fatte da disoccupati che da poco hanno terminato il sussidio degli ammortizzatori sociali, cioè l’assegno di disoccupazione. La legge, per regolamentare la richiesta, ha deciso che per usufruire della Quota 41 si debba essere disoccupati e senza sostentamento da almeno tre mesi. L’Inps ha deciso dunque di accettare le richieste di coloro che certificano una mancanza di sostentamento da molto più tempo. Conseguenza? Chiunque abbia terminato di percepire l’assegno di disoccupazione da appena tre mesi, finirà in graduatoria.

Nel dettaglio sono circa 12mila i lavoratori disoccupati che hanno inviato la domanda, di cui 7mila attestano lavori con mansioni difficoltose e i restanti 5mila sono disoccupati.

Perplessità

I sindacati Cisl, Uil, Cgil, e Associazione Pensionati Italiani, affermano di essere molto delusi dalla manovra. La spesa da sostenere è evidentemente al di sotto delle aspettative e proporre la graduatoria, per coloro che si ritroveranno la domanda cestinata, non è una soluzione.

Ricordiamo che i lavoratori che dovranno aspettare la graduatoria percepiranno la quota 41, pensione anticipata, nel 2018.

Le perplessità aumentano poiché il bilancio del 2018 metterà a disposizione un ennesimo tetto massimo, da non superare, e di conseguenza i pensionati che matureranno, in quell’anno, i requisiti per proporre la domanda, si vedranno prosciugare i fondi dalle richieste in aspettativa del 2017. Un metodo ad accavallamento che non risolve il problema, ma ne propone altri.

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