Non sorprende sentir parlare di imbrogli di alcuni cittadini furbetti determinati nel cercare di prendersi gioco della legge durante cause e processi. Non si può dire lo stesso però se tali tentativi vengono effettuati da chi dovrebbe tutelare l'italiano, ovvero l'Agenzia delle Entrate che si occupa di controllare i movimenti del fisco. Non è passato inosservato dunque il caso riportato per primi dai colleghi della Gazzetta del Mezzogiorno, con riferimento a quanto accaduto in provincia di Bari.

Bari: corsi e ricorsi

L'accaduto riguarda una nota società barese, presa di mira dal Fisco nel 2010 attraverso una serie di controlli per via di alcuni vendite poco chiare effettuate dalla ditta, dopo il dubbio di aggirare le regole ipotizzato dalla sede di Bari dell'Agenzia delle Entrate.

Proprio l'ente ha visto però concludere la prima fase delle sentenze con una sconfitta. La procedura per il rimborso è stata dunque inviata dalla società, ritrovatasi con un credito Iva di bene oltre i 200mila euro. Peccato però che il legale della famiglia, il signor Roberto Massarelli, abbia visto respingersi qualsiasi tipo di istanza per il richiesto rimborso da parte del Fisco.

Società della provincia di Bari determinata però ad ottenere riscontri positivi dai ricorsi: nonostante le numerose segnalazioni, l'Agenzia delle Entrate aveva ben pensato di non rispondere alle richieste, andando incontro avvalersi del silenzio-rifiuto da parte della controparte (che può essere chiesto quando la pubblica amministrazione non si esprime prima dei 90 giorni).

Ma anche in questo caso, la domanda è stata reputata inammissibile correlata addirittura da un'istanza di diniego datata 4 marzo 2016.

Ditta arresa ed ente tributario vincitore? Assolutamente no, visto che i legali dell'azienda hanno fatto notare come l'ultimo documento altro non fosse che una raccomandata taroccata di anni prima, con un cambio di cifre, dal 4 al 6.

Agenzia delle Entrate modifica documento

Comportamento fraudolento appurato: la Commissione tributaria ha infatti constatato come l'Agenzia delle Entrate abbia modificato grossolanamente la lettera dell'istanza inoltrata ben 24 mesi prima. Non ci sono stati dubbi nell'accertare che il documento fosse irregolare per due motivi: il primo riguarda come detto la data del 2016 modificata con quella di anni prima, la seconda invece intacca il funzionario del Fisco firmatario della lettera nel 2014 ma che al 2016 risulta impiegato in un ufficio differente da quello mittente della lettera all'azienda barese. Debacle dunque dell'Agenzia delle Entrate che, dopo la sconfitta, dovrà risarcire sia l'IVA dovuta ma anche tutte le spese processuali sostenute dalla società domiciliata in provincia di Bari.