Nel bene e nel male il dibattito sulla Flat tax, la tassa piatta ad aliquota unica, sta infiammando sempre più il dibattito politico mentre ci avviciniamo alla fatidica data del 4 marzo 2018 giorno delle elezioni politiche. Il centrodestra ne ha fatto una parte integrante e fondamentale del proprio programma. E non potrebbe essere altrimenti. Ma, ora, anche importanti economisti ed intellettuali di sinistra stanno rivalutando un tema e una eventuale riforma che potrebbe far ripartire l'economia italiana dopo anni di crisi economica o di crescita asfittica da poco più dello zero virgola.

Ma, prima di tutto, riassumiamo brevemente cos'è la tassa piatta.

Di cosa si tratta

Come stanno ripetendo da giorni i principali partiti del centrodestra, in particolare Lega e Forza Italia, la Flat Tax è una tassa ad aliquota unica per tutti, ovviamente più bassa delle attuali, che avrebbe l'indubbio vantaggio di ridurre drasticamente l'evasione fiscale facendo pagare le tasse a tutti. E, per questa via aumentare, notevolmente, le entrate per lo Stato che, quindi, avrebbe le risorse necessarie per fornire i servizi essenziali ai cittadini - contribuenti. Le principali obiezioni a questo modello sono che, innanzitutto, la flat tax non rispetterebbe il criterio di progressività dell'imposizione fiscale sancito anche dalla nostra Costituzione all'articolo 53.

E che, comunque, basare la crescita del gettito sull'eventuale recupero dell'evasione fiscale indotto da una minore tassazione è molto rischioso.

L'opinione di due economisti

D'altra parte, diversi economisti, sia di destra che di sinistra, stanno mettendo in evidenza come i benefici della flat tax, soprattutto per un paese come l'Italia, superino notevolmente gli eventuali svantaggi.

Ad esempio, Alvin Rabushka, che negli anni '80 era il consigliere economico del Presidente Ronald Reagan e che viene considerato il padre della flat tax è convinto che la sua introduzione nel sistema economico e fiscale italiano rappresenterebbe una svolta, in senso positivo. Infatti, oltre a ridurre l'evasione fiscale si semplificherebbero enormemente le dichiarazioni dei redditi e, cosa ancora più importante, diminuirebbe la pressione fiscale generale.

Secondo Rabushka il vero problema che impedisce l'introduzione della flat tax in Italia è rappresentato dalla enorme massa di deduzioni e detrazioni fiscali accumulate nel tempo a causa di una attività di lobby molto forte.

Anche per Nicola Rossi, economista, Presidente dell'Istituto Bruno Leoni ed ex parlamentare dei Pd, la flat tax presenta degli indubbi vantaggi. Infatti, per l'economista avvantaggerebbe, innanzitutto, proprio i redditi medio bassi a svantaggio delle rendite di posizione. Inoltre, non si può, a suo modo di vedere, affermare che la flat tax non sia progressiva. Infatti, fissando la no tax area sui 12 mila euro e la tassa piatta al 23% ci sarebbe, comunque, una progressione dell'imposizione.

Infatti chi guadagna 13 mila euro l'anno pagherebbe il 23% su mille euro, quindi 230 euro di tasse, pari a circa il 2%. Chi guadagna, invece, 20 mila euro l'anno, pagherebbe circa mille e 840 euro, cioè il 9% del proprio reddito. Ovviamente, resta il nodo delle coperture da trovare, ma semplificare il sistema fiscale è la strada verso cui vanno tutte le più grandi e avanzate economie mondiali. E l'introduzione della flat tax rappresenterebbe un ulteriore passo in questa direzione.