Secondo stime dell’Associazione Peter Pan, che si occupa di tutela dell'infanzia e lotta alla pedopornografia, sarebbero 240 mila gli adolescenti italiani tra gli 11 e i 16 anni ad essere vittime di cyberdipendenza. Già a dicembre 2011, da una indagine condotta da Eurispes e Telefono Azzurro su un campione di 1.496 adolescenti di età compresa fra i 12 e i 18 anni, era emerso che il 42,5% controlla continuamente la posta elettronica o gli aggiornamenti di Facebook (social network utilizzato dall’85,6% dei giovani).

Da quella indagine statistica era emerso che il 49,9% dei ragazzi che hanno a che fare in vario modo con il mondo virtuale (internet, videogames, etc.) finiscono con il perdere la cognizione del tempo.

Un ragazzo su cinque inoltre manifesta sintomi di irrequietezza e nervosismo quando è impossibilitato ad accedere ad internet ed il 17,2% degli utenti cerca di diminuire l’uso delle cyber-tecnologie senza però riuscirci. Anche il cellulare era finito nelle mire dell’indagine Eurispes, che aveva evidenziato come ben il 97% degli adolescenti italiani ne fosse provvisto. Le stime rese note dall’Associazione Peter Pan dunque non fanno altro che confermare questi dati sulla cyberdipendenza.

Il rischio legato alla dipendenza da prodotti tecnologici, che aprono le porte della nostra coscienza su un mondo virtuale favorendo un processo di alienazione mentale, è certamente più alto fra i giovani, cresciuti in una realtà globale che accetta il virtuale come elemento reale dell’esistenza.

La navigazione in Internet presenta inoltre rischi elevati soprattutto per i giovanissimi e un genitore su cinque non conosce l’attività dei propri figli sul web (dati Eurispes 2011): il 46,7% si connette su social network con persone sconosciute, il 6,7% invia foto e video a contenuto sessuale mediante l’uso del cellulare.

Questi dati vecchi di un anno non potrebbero oggi che trovare una ulteriore conferma se non addirittura un peggioramento, dato che la diffusione nell’uso del web e delle nuove tecnologie della comunicazione rappresenta una costante dei nostri giorni, confermata anche da dati economici sulle vendite dei prodotti Hi-Tech (gli unici a non risentire della crisi economica).

Ci avviamo dunque verso un futuro in cui l’alienazione dalla realtà e la fuga nel virtuale rappresenteranno probabilmente il problema di psico-dipendenza più grave che il genere umano abbia mai dovuto affrontare. I contenuti di questa dipendenza sono poi l’elemento che dovrebbe alzare il livello di guardia di genitori ed istituzioni: Eurispes nel 2011 aveva rilevato che Il 37,5% dei ragazzi ammette di giocare con videogiochi ad alto contenuto di violenza. Quel che occorre è probabilmente una presa di coscienza del problema ed una campagna che induca le persone intrappolate nei meandri della virtualità “a riveder le stelle”.