La lotta al terrorismo, come spesso accade nel caso di molti conflitti armati, sta paradossalmente producendo un'ondata di nuove scoperte e invenzioni rivoluzionarie che forse determineranno, in maniera preponderante, la nostra vita futura. Si tratta di una febbre scientifica e tecnologica di proporzioni inaudite. Come già detto questo fenomeno si verifica spesso, purtroppo, in concomitanza di guerre: si pensi come, ad esempio, i primi rudimentali computer furono utilizzati durante la seconda guerra mondiale e lo sfruttamento dell'energia atomica, fu incentivato proprio durante tale conflitto.

Recentemente il governo italiano ha deciso di stanziare 150 milioni di euro per la cosiddetta cybersecurity nazionale.

Un nuovo “grande fratello” globalizzato

Parte di questi fondi andrà per lo sviluppo e utilizzo di sistemi software che al momento sono entrati nell'immaginario collettivo attraverso la TV e il cinema, ma che, difatti, risultano molto meno fantascientifici: nuovi software, ad esempio, che analizzano le immagini delle videocamere di sicurezza e possono identificare le persone inquadrate, malgrado il volto sia in parte coperto o camuffato: riescono cioè a riconoscere alcune caratteristiche univoche di una persona come il linguaggio del corpo, l'andatura, altri tratti fisiognomici.

Una rete di videocamere, disposte in luoghi diversi di una città, potrà seguire il sospettato quasi ovunque (si pensi ad alcune scene di Nemico Pubblico il film di Ridley Scott con Will Smith). Software predisposti confronteranno le immagini delle videocamere con una banca dati di riferimento.

Tali software non operano soltanto nell'ambito della ricerca visiva

Ciò che scriviamo, produciamo in forma digitale e inseriamo nel web può essere sottoposto ad analisi ed “attenzione” da parte di ulteriori software specializzati: questi programmi possono individuare modelli comportamentali e decisionali nei testi presenti in rete ed elaborarli di conseguenza.

Possiamo parlare ad esempio di behavioral analysisdisciplina utile al riconoscimento di situazioni potenzialmente pericolose (come le attività terroristiche): telefonate incriminanti, acquisti sospetti, spostamenti in auto, in aereo, in treno.

Questo tipo di tecnologie sono oggi già applicate in altri ambiti più commerciali e meno legati a questioni di sicurezza: la cosiddetta sentiment analysisimplica, ad esempio, l'utilizzo di programmi capaci di individuare automaticamente in un testo scritto, l'atteggiamento positivo o negativo (riguardo un determinato argomento), di chi scrive. Il potenziamento di questi software per motivi di sicurezza è ovviamente inevitabile: è facile immaginare l'utilità di algoritmi di intelligenza artificiale capaci di rilevare i nostri “sentimenti” riguardo qualsiasi oggetto di riferimento.

È quindi già lecito chiedersi che cosa potrebbe accadere, al di fuori delle esigenze di sicurezza, quando tali “sentimenti” non saranno graditi a chi è in grado di gestire simili strumenti di informazione. Ma in definitiva moltidei sistemi che saranno sviluppati nei prossimi anni potranno certamente essere utili per scongiurare eventuali pericoli nei confronti della società in cui viviamo. Purtroppo se utilizzati in modo sconsiderato costituiranno essi stessi delle minacce latenti e indiscriminate nei nostri confronti.