Quando eravamo piccoli ci affascinava stare incollati allo schermo di una tv ad osservare futuristici robot che svolgevano le attività solite degli umani. Gli anni sono trascorsi e le tecnologie si sono evolute notevolmente: le automobili possono parlare e portarci a destinazione con il solo pilota automatico, le nostre lavatrici possono essere accese con un solo comando partito dal cellulare e l’erba dei giardini viene tagliata con mini robots dotati di sensori anticollisione.

I robot nella nostra società

Ma i robot non sono ancora arrivati tra noi, o meglio, non sono parte integrante della società come profetizzava il grande Isaac Asimov.

Questo non significa che gli scienziati non ci stiano lavorando: periodicamente le grandi fiere tecnologiche del mondo ci mostrano le evoluzioni nel campo della robotica: in particolare, la Hanson Robotics studia da anni le tecniche migliori per realizzare robots che siano il più possibile simili agli esseri umani soprattutto per quanto riguarda le espressioni facciali.

È notizia di un anno fa circa la presentazione alla Global Sources Electronics Fair di Hong Kongdi di Han, un androide con un volto quasi umano in grado imitare oltre sessantadue espressioni facciali e movimenti dei muscoli del collo e con una micro camera dentro gli occhi che permette di avere un contatto visivo molto realistico.

Se l’intento degli ingegneri della robotica fosse solamente questo nessuno avrebbe da ridire.

Ma, di recente, si è parlato del progetto di un robot che potrebbe essere schierato sui campi di battaglia al posto degli esseri umani. Un progetto forse troppo pretenzioso che si scontra con questioni etiche e morali sulla correttezza di simili azioni: mandare a “morire” dei robots pulirebbe la coscienza di coloro che scatenano guerre in giro per il mondo? È vero, gli androidi sarebbero solamente dei pezzi di ferro senza sentimenti, ma sarebbe corretto trasformarli in macchine da guerra in grado di uccidere?

Va comunque considerato che la robotica di guerra è una realtà già da alcuni anni: si tratta di macchinari a controllo remoto che distruggono mezzi nemici, altri che individuano mine risparmiando la vita a tante persone.In futuro, pare ci si concentrerà su robots non più comandati dall’uomo, ma in grado di prendere decisioni per conto proprio e che possiederà una morale digitale.

L’intelligenza artificiale avrà così a che fare con l’etica digitale, facendo un passo in avanti addentrandosi nella fantascienza.Forse è troppo presto per affrontare simili discorsi, considerando che determinati diritti dell’uomo ancora non vengono rispettati? Siamo poi certi che demandare mansioni importanti a dei robots possa realmente risolvere i tanti problemi che affliggono l’umanità?

Nel 2004 si è tenuto a Rimini il primo Simposio internazionale sulla roboetica (l’etica accostata alla robotica) ma ci vorrà ancora del tempo prima che la questione venga definita in modo serio.Nel frattempo ci ha lasciati uno dei pionieri di questo campo, il grande Marvin Lee Minsky (New York, 9 agosto 1927 – Boston, 24 gennaio 2016), esperto di intelligenza artificiale che tramite studi approfonditi sulla mente umana tentò, con successo, di applicarli ai calcolatori.Il futuro è alle porte, il tempo per le decisioni è sempre più limitato e chissà se qualcuno terrà ancora in considerazione le famose tre leggi della robotica di Asimov.

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