Cattive notizieperMenlo Park. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, negli ultimi due anni la media del tempo di visualizzazione dei clip video caricati su Facebook era gonfiata, attribuendo fino all’80% in più rispetto a quanto effettivamente ottenuto dai contenuti. Nei rapporti del social dei due anni appena passati, la media del tempo di visualizzazione per video è stata aumentata perché nel calcolo erano inseriti soltanto i dati dei video che superavano i tre secondi di riproduzione, quelli sotto i 3 secondi non sono mai stati presi in considerazione.
In un post nel blog dedicato agli inserzionisti, Facebook ha comunicato l’introduzione di una nuova metrica che sostituisce il metodo precedente e ha confermato ai suoi interlocutori che l’errore di calcolo non ha avuto ripercussioni sulla fatturazione.
La reazione delle società ai dati gonfiati sui video di Facebook
L’ammissione dell’errore non è passata inosservata, anzi, ha generato molte critiche e contrarietà, soprattutto tra le agenzie che negli ultimi anni hanno investito ingenti somme di denaro nei video promozionali su Facebook. Due fra tutte le società Publicis Media e GroupM, entrambe hanno ricevuto da Menlo Park conferma dell’errore nel calcolo della media del tempo di visualizzazione e le stesse hanno espresso al Wall Street Journal preoccupazione rispetto gli investimenti fatti nei mesi scorsi sulla piattaforma di advertising di Facebook.
Le due società, come tante altre nel mondo, hanno investito in clip sul social di Zuckerberg favorendolo ad altri siti, quali YouTube e Twitter, e anche altri media, come ad esempio la Tv. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito a una crescita esponenziale del numero di video caricati su Facebook. Nonostante le dichiarazioni pubblicate nel blog, secondo le quali il dato era solo una delle tante metriche utilizzabili per la campagne promozionali online, dopo questa evidenza, gli advertiser saranno sicuramente più cauti nella promozione sulla piattaforma di Zuckerberg.
Cosa accadrà a Facebook dopo la bufera sui dati nei video
Al WSJ si domandano se anche i media e gli editori si troveranno a rivalutare le effettive opportunità offerte dai video caricati su Facebook e se continuerà ad aumentare il numero dei clip postati, la media del tempo di visualizzazione è stata un dato a lungo utilizzato per determinare il successo di un contenuto.
Dalla Publicis Media arrivano dichiarazioni in merito all’urgente necessità dell’integrazione di un sistema di terze parti in grado di verificate i dati dichiarati da Facebook, causa appoggiata già nel 2015 da Unilever, secondo la quale l’impossibilità di verifica dei report delle tech companies equivale alla correzione dei compiti a casa da parte di un bambino.
Facebook sta già pagando le conseguenze del suo errore e, a seguito della pubblicazione dell’articolo sul WSJ, il titolo ha già perso l’1,3% in borsa.