I detentori dei diritti di utilizzo di musica, film, serie tv e via discorrendo, considerano Google e gli altri motori di ricerca alla stregua di coloro che caricano illegalmente su internet contenuti coperti da copyright e li rendono fruibili gratuitamente. I produttori di materiali protetti da diritto d’autore sommergono di richieste Google, Yahoo e gli altri principali componenti del settore, perché rimuovano dall’indicizzazione i siti che rendono pubblici prodotti multimediali a marchio registrato. Secondo i detentori della proprietà intellettuale, i motori di ricerca non fanno abbastanza per contrastare la pirateria, che reca molto danno al settore.

Il Parlamento inglese è al lavoro per assicurarsi che “la grande G” e gli altri facciano del loro meglio per eliminare dai risultati di ricerca tutti i siti fraudolenti. Per i trasgressori saranno previste sanzioni pecuniarie.

Sarà stabilito un codice di comportamento a cui attenersi

Tale proposta fa parte dell’ultima versione del Digital Economy Bill, e più precisamente viene espressa nel paragrafo riguardante il codice di comportamento in materia di violazione di diritti d’autore. Le strade percorribili sono due: un accordo tra possessori di diritti d’autore e gestori dei search engine, oppure un’imposizione statale delle regole. Il provvedimento prevederebbe di dare al Segretario di Stato il ruolo di vigilanza sul rispetto delle regole ed il potere di infliggere sanzioni economiche in caso di infrazione.

La legge stabilirà la quantità massima concessa di collegamenti a siti truffaldini nei primi risultati mostrati: nei primi 3 meno dell’1%, nei primi 10 meno del 5%, nei primi venti meno del 10%. Raggiungendo questo standard si miglioreranno i risultati delle ricerche, dando più spazio ai siti legittimi e permettendo l’acquisto, l’ascolto o la visione di opere soggette a copyright, direttamente dalla fonte.

Google e gli altri non si ritengono responsabili per i siti pirata nei risultati

Secondo i legislatori, le compagnie dei motori di ricerca si sono sempre dimostrate restie a modificare le impostazioni dei loro servizi per tutelare i diritti d’autore e, continuano dicendo che sarà difficile che le cose possano migliorare senza un intervento diretto.

Proprio per questo motivo i laburisti inglesi vogliono che vi sia un codice a cui attenersi. Come viene già fatto dai vari internet provider (quelli che dietro il pagamento di un abbonamento forniscono l’accesso al web), i possessori di diritti vorrebbero che anche i motori di ricerca agissero per nascondere i siti irregolari. I promotori della legge spiegano che, nonostante molti dei portali web con contenuti offerti illegalmente siano stati identificati anche dall’Alta Corte inglese, i motori di ricerca si rifiutano di collaborare. E continuano dicendo che Google e gli altri si assumono pochissima responsabilità di fronte ai risultati indicanti siti pirata e, “sarebbe come se i giornali si rifiutassero di assumersi la responsabilità per inserzioni di commercianti disonesti e truffatori”.