Non è andata proprio a genio né agli utenti e nemmeno alle autorità l’integrazione dei nuovi termini contrattuali di WhatsApp, nello specifico la condivisione dei dati personali con Facebook. Infatti l’allarme è scattato proprio lo scorso ottobre quando gli utilizzatori dell’ app si sono visti recapitare il messaggio all’ apertura dell’applicazione, che obbligava gli utenti ad accettare le nuove condizioni oppure sarebbe stato impossibile proseguire nell’ uso dell’applicazione sopracitata. L’antitrust europea e italiana, che hanno già avviato i dovuti procedimenti istruttori verso le due aziende, intendono accertare che non ci siano violazioni del Codice del Consumo.
Attenzione alle clausole trappola di WhatsApp e Facebook
Le due aziende, Whatsapp leader nella messaggistica istantanea e Facebook come primo social network più famoso al mondo, contano oltre un miliardo di utenti, ma nonostante i servizi che offrono i rispettivi clienti non hanno gradito le cosiddette clausole trappola che hanno invitato gli utilizzatori ad "accettare integralmente nuovi termini del contratto" senza possibilità di replica e senza preavviso. I termini inoltre riguarderebbero anche la condivisione di dati sensibili e strettamente personali tra l' app di messaggistica e il social network. Le clausole alquanto "vessatorie" costringerebbero l'utilizzatore ad accettare obbligatoriamente o andrebbe incontro alla risoluzione contrattuale e all'inutilizzo dei servizi.
Le istruttorie a carico delle aziende sono due
Il Garante della concorrenza e del Mercato Italiano e l'Antistrust stanno valutando i termini e le conseguenze della condivisione dati sensibili dell’app di messaggistica con Facebook. Un primo procedimento è diretto a verificare se la società americana abbia forzato gli utenti di WhatsApp Messenger ad accettare completamente i nuovi Termini contrattuali.
Il secondo procedimento istruttorio invece dovrà stabilire se effettivamente c'è stata "vessatorietà" nei termini e clausole di utilizzo, nonché nell'assenza di diritto di recesso. Per le controversie attualmente è stato identificato come Foro competente la figura giuridica del Tribunale americano e le aziende implicate dovranno rispondere ufficialmente entro e non oltre il 31 gennaio 2017, onde incorrere nel pagamento di una multa salata.