Negli ultimi giorni Facebook è finito sotto accusa per il caso "Cambridge Analytica", perdendo in pochi giorni il 10% del suo valore azionario e bruciando in questo modo circa 50 miliardi di capitalizzazione. Zuckerberg inoltre è stato invitato dal Parlamento britannico a testimoniare sul caso della società legata a Steve Bannon, accusata di essere entrata in possesso dei dati personali di 50 milioni di profili che sarebbero stati utilizzati per annunci pubblicitari targettizzati in favore di Donald Trump. Ma a scagliarsi contro il social di Palo Alto, oltre a Wall Street ed il Parlamento londinese, c'è anche l'Unione Europea.

Tutti 'poteri' che fino a qualche tempo fa si mostravano accondiscendenti nei confronti di Zuckerberg. Cosa è cambiato rispetto al passato?

Facebook e la libera informazione

Facebook, ed in tono molto minore Twitter, sono i social network più utilizzati per discussioni di Politica e affini, dove le notizie più eclatanti diventano virali. Su Facebook in particolare negli anni sono nate numerose pagine di "contro informazione", pagine gestite da cittadini che sono seguite da centinaia di migliaia, talvolta milioni di utenti, e che pubblicano notizie tenute al di fuori del circuito mediatico tradizionale. Certo nel marasma del social circolano numerose "fake news", le cosiddette bufale, ma non mancano notizie 'scomode' per i governi, e l'impressione di molti è che la "guerra alle bufale" sia stata utilizzata e strumentalizzata come excusatio per cercare di limitare proprio la libera informazione.

Meno spazio alle pagine

Alcune settimane fa Mark Zuckerberg in persona dal suo profilo Facebook ha annunciato una modifica dell'algoritmo, che ha penalizzato la visibilità delle "pagine" in favore dei post degli amici. Meno spazio dunque ai media - ufficiali e non - e più spazio alle persone fisiche. Una misura che per ammissione dello stesso fondatore del social avrebbe spinto gli utenti a trascorrere meno tempo sulla piattaforma, e che provocò a Facebook una immediata perdita del 4% del valore azionario.

Perché Palo Alto ha assunto questa decisione, andando persino contro al libero arbitrio dei suoi utenti, che iscrivendosi volontariamente alle varie pagine avevano manifestato la volontà di visualizzarle nel proprio news feed? Ad animare questa mossa di Facebook potrebbe essere stata la volontà di "alleggerire" la mole di notizie 'scomode' circolanti sul social network, cedendo alle pressioni esercitate dai governi, evitando di fare ricorso alla impopolare censura, anche perché in quest'ultimo caso avrebbe dovuto chiuderne veramente tante di pagine, cosa che non sarebbe passata inosservata agli utenti.

Ma forse questa misura non è risultata sufficiente, visto che numerosi utenti attivisti politici non rinunciano a condividere notizie, che spesso si diffondono di profilo in profilo, divenendo comunque virali. Che ci sia dunque la volontà di oscurare Facebook, favorendo altri social, magari dello stesso Zuckerberg, ma meno politicizzati e dunque 'scomodi'? E' presto per dirlo, ma questa non sembra affatto una teoria campata per aria, in un particolare momento storico dove certi poteri godono di sempre meno consensi tra i cittadini.