Mentre lo scandalo Cambridge Analytica ha investito, come un ciclone, Facebook, una domanda rimbalza tra Bruxelles, Londra e Washington: "Che fine ha fatto Mark Zuckerberg? Il Ceo del celebre social, infatti, si è chiuso nel più assoluto silenzio: nessuna dichiarazione pubblica. Nemmeno un post. Niente a riguardo la campagna #DeleteFacebook, 'cancella Facebook' che, in queste ore, sta spopolando in rete.

Questo è forse il periodo più nero per Facebook: dopo le fake news delle presidenziali USA e del Russiagate, il caso dei dati utilizzati da Cambridge Analytica sta mettendo a dura prova la stabilità del principale social network del mondo.

Tant'è che non sono mancate ricadute, pesati, a Wall Street.

A molti, poi, non è sfuggito un particolare: non c'è stato nessun “data breach”, dunque non c'è stato nessun attacco al server del sito e i dati di più di 50 milioni di utenti, non sono stati trafugati. Anzi, ad onor del vero, questi dati, in origine, erano archiviati secondo tutti i principi imposti dalla società di Menlo Park. E forse il motivo del silenzio di Zuckerberg è proprio questo. La società si dice indignata e assicura che Zuck e la sua vice Sheryl Sandberg stanno lavorando per capire cosa è successo veramente e per stabilire misure adeguate.

Nelle ultime ore, Antonio Tajani, il Presidente del Parlamento Ue, ha invitato Zuckerberg a chiarire la sua posizione davanti ai rappresentanti di 500 milioni di europei.

Sicuramente, per lui non sarà facile spiegare la quasi normalità del suo grandioso impero ad un mondo che, per la prima volta, cerca risposte ad interrogativi pesanti.

Facebook e l'ex stratega di Trump

Dietro alla raccolta dati su FB avviata dalla Cambridge Analytica c'è Steve Bannon, un tempo non molto lontano stratega di Donald Trump.

Parola di Chris Wylie (la talpa che ha fatto scoppiare lo scandalo). Bannon, qualche anno prima di ottenere il suo incarico alla Casa Bianca, avviò un programma alquanto ambizioso: costruire, in maniera dettagliata, i profili di milioni di elettori americani. Questi profili sarebbero poi serviti per monitorare l'efficacia dei tanti messaggi populisti che hanno contraddistinto la campagna elettorale del presidente Trump.

Bannon, prima di diventare uno dei responsabili della campagna elettorale di Donald Trump, è stato vicepresidente della Cambridge Analytica dal giugno 2014 all'agosto 2016. Grazie a lui, la società venne lanciata dagli ingenti finanziamenti dei suoi sostenitori (come la famiglia Mercer). In quel periodo, secondo Wylie, Bannon, di fatto, era il boss di Alexander Nix (Ceo della Cambridge Analytica, sospeso nelle ultime ore) e proprio Bannon, nel 2014, per acquistare dati personali raccolti anche sul social network di Zuck, approvò una spesa di quasi un milione di dollari.