In arrivo una nuova bufera su Facebook e su come il social network più frequentato dell'ultimo decennio si "prende cura" dei dati personali dei suoi utenti. A lanciare l'allarme il New York Times in un lungo approfondimento pubblicato sul web il 3 giugno 2018; un articolo che arriva proprio quando le acque dello scandalo di Cambridge Analytica sembravano essersi appena calmate.
Il titolo non lascia spazio a fraintendimenti. Stando a quanto riportato dai giornalisti Facebook sarebbe colpevole questa volta di aver messo a disposizione di aziende come la Apple, la Samsung e decine di altri produttori di dispositivi mobile i dati personali degli utenti e dei loro amici.
Nell'articolo si parla di vere e proprie partnership che Facebook avrebbe stipulato con queste aziende che avrebbero messo e metterebbero tuttora a rischio la privacy degli utenti.
Facebook ha violato nuovamente la privacy degli utenti?
Secondo il New York Times lo avrebbe fatto, lasciando intendere che la motivazione sarebbe stata proprio quella di affermarsi come principale servizio di social network in tutto il mondo. Gli accordi che avrebbe preso con i big della telefonia mondiale lo avrebbero favorito in tal senso; in cambio il social network avrebbe messo a disposizione una grande quantità di informazioni personali degli utenti.
Stando all'articolo, Facebook avrebbe stretto accordi con almeno 60 aziende produttrici di dispositivi mobile tra i quali Apple, Amazon, Microsoft e Samsung al fine di predisporre l'applicazione di Facebook tra quelle presenti di default all'interno degli Smartphone, insieme al tasto like e alla messaggistica.
Questa strategia avrebbe permesso a Facebook di espandere moltissimo la sua fama.
Proprio questi partenariati che Facebook avrebbe stipulato nell'ultimo decennio hanno sollevato preoccupazioni in merito al modo in cui sono stati usati i dati personali degli utenti. Il New York Times, in particolare accusa Facebook di aver permesso l'accesso ai dati personali degli utenti e dei loro amici senza il loro esplicito consenso.
Stando all'articolo del New York Times alcuni produttori di dispositivi mobile avevano tranquillamente accesso anche alle informazioni personali degli amici degli utenti che avevano espressamente negato il consenso alla condivisione delle loro informazioni con terzi.
Sebbene alcune di queste partnership pare siano state interrotte da Facebook a partire dallo scorso aprile, molte altre esse sarebbero ancora attive.
Proprio in seguito allo scandalo di Cambridge Analytica Facebook avrebbe iniziato a proibire agli sviluppatori di applicazioni di raccogliere informazioni sugli amici degli utenti. Pare che questo limite, però, sia stato posto soltanto agli sviluppatori di app fornitrici di servizi e giochi e non ai produttori di smartphone, tablet e simili.
I funzionari di Facebook si difendono dalle nuove accuse
Sollecitati dal timore del nuovo scandalo i funzionari di Facebook hanno risposto alle accuse lanciate dal New York Times con un comunicato stampa pubblicato il 3 giugno sottolineando come la condivisione dei dati personali degli utenti con i produttori di dispositivi mobile sarebbe in linea con le politiche sulla privacy del social network.
I dati personali degli utenti non sarebbero stati utilizzati, quindi, in modo improprio.
Le partnership che Facebook avrebbe stipulato con i produttori di dispositivi mobile, ha sottolineato Ime Archibong nel comunicato stampa, funzionano in modo diverso da quelle stipulate con i produttori di giochi e servizi. In questo caso, infatti, i dati personali sono stati forniti soltanto al fine di ricreare l'esperienza di Facebook agli utenti che hanno dispositivi non completamente compatibili a livello di hardware con l'applicazione ufficiale. Non ci sarebbe stata, quindi, alcuna violazione.
Stando all'articolo pubblicato sul New York Times, però, alcune aziende partner avrebbero avuto tranquillamente accesso a informazioni molto personali degli utenti come l'orientamento politico, il credo religioso, l'essere o meno in una relazione e gli eventi imminenti ai quali intendevano partecipare.
Tra l'altro, uno degli aspetti più gravi emerso dall'inchiesta del New York Times sarebbe proprio la possibilità di aver avuto accesso anche ai dati personali degli amici degli utenti che avevano esplicitamente negato il consenso alla condivisione con terze parti dei loro dati.
A fronte di queste nuove evidenze gli sviluppatori di Facebook si sono dichiarati sorpresi di apprendere della possibilità di ignorare le restrizioni di condivisione. A contraddirli, però, sembrano essere le dichiarazioni di Sandy Parakilas, ex-dipendente di Facebook, il quale ha lasciato intendere che questo problema di privacy fosse già noto internamente a Facebook nel lontano 2012, l'anno in cui avrebbe deciso di lasciare il suo lavoro in Facebook.
Tra i più esposti a queste pratiche scorrette di condivisione dei dati personali, in particolare, ci sarebbero gli utenti di BlackBerry che, secondo la legislatrice Elisabeth Winkelmeier-Becker, sarebbero stati trasformati a loro insaputa dei veri e propri "fornitori di dati". Così, mentre Facebook inizia a essere abbandonato dai più giovani, lo scandalo sulla violazione dei dati personali degli utenti che ancora lo usano non sembra volersi arrestare.