Sembrava un tentativo di rapina finito male, invece era un omicidio che nascondeva un mondo sommerso: Patrizio Piatti, orafo sessantacinquenne, era stato ucciso con un colpo di pistola alla tempia il 9 giugno 2015 davanti alla sua villa di Monteu Roero (cuneo). Ora, a distanza di un anno, cinque persone sono state arrestate dai carabinieri per quel delitto. E, tramite le indagini, è venuto fuori che Piatti non era una vittima innocente ma un soggetto perfettamente inserito nel mondo della ricettazione: dietro quell'omicidio, infatti, si celava una storia di rapine seriali, ricettazione e traffico di oro e altri preziosi di alto livello tra Catania e il Nord Italia, frutto di rapine compiute principalmente tra il Torinese e il Cuneese.

Quello di Piatti era apparso sin da subito un omicidio strano ai carabinieri: in casa sua e nel suo laboratorio erano stati rinvenuti sacchi ricolmi di argento, rolex e gioielli per un valore di oltre un milione e mezzo, insieme a 295mila euro in contanti. Tutti beni dal valore spropositato rispetto alla sua realtà reddituale.

Un vero gruppo criminale

Piatti fu ucciso mentre stava salendo sulla sua 500 per andare al lavoro a Torino; fu aggredito da due malviventi e, nel corso di una colluttazione, venne fulminato da un colpo di pistola alla tempia. Indagando sulla sua morte, che stava per essere liquidata come dovuta ad una rapina finita male, i carabinieri di Cuneo avevano scoperto che l'uomo era in ottimi rapporti con un noto ricettatore torinese già finito in manette nel 2013 nel corso di un'operazione.

Quindi, Piatti era sicuramente un soggetto ben inserito nell'ambito del riciclaggio di oggetti rubati e la sua morte poteva anche essere ricondotta a quell'ambiente. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l'omicidio fu pianificato da uno dei principali fornitori dell'orafo: Giancarlo Erbino, arrestato, aveva progettato tutto assieme alla moglie (che è invece solo indagata) perchè strozzato dai debiti, ma non immaginava che il tentativo di rapina sarebbe finito in un omicidio.

Per portare a termine il progetto, aveva assoldato due suoi creditori, i pluripregiudicati Emanuele Sfrecola e Giuseppe Nerbo Jr., che avevano accettato perchè attratti dalla refurtiva da spartire. Ma il colpo materialmente fu compiuto da due pregiudicati catanesi assoldati per l'occasione, Salvatore Messina e Francesco Desi; tutti i soggetti nominati sono finiti anche loro in manette. I due aggredirono Piatti, ma fu il solo Messina a sparare il colpo fatale. Giuseppe Nerbo Jr. è ancora a piede libero e attivamente ricercato.