Il loro licenziamento è quasi diventato un caso nazionale. Del resto, anche questo è un potere della Televisione. Due personaggi molto popolari cacciati improvvisamente dalla trasmissione per cui lavorano, popolarissima e in onda da quasi trent'anni in un crescendo di qualità e quantità del format. Parliamo del caso degli inviati Fabio e Mingo, licenziati da Striscia la notizia lo scorso 23 aprile, con la motivazione sostenuta dai responsabili del programma di Mediaset, di avertaroccato un servizio e i relativi personaggi protagonisti. Dopo cinque mesi il caso torna in auge, con i due inviati che portano Striscia in Tribunale.
Vediamo perché.
Risoluzione del contratto e arretrati
Come riporta il Corriere della Sera, i due inviati molto apprezzati hanno deciso di ricorrere in tribunale tramite il loro avvocato Gianni Di Cagno, il quale chiederà ai giudici di esprimersi sulla legittimità della risoluzione del contratto che Rti (società del gruppo Mediaset) ha deciso per i due. Inoltre, c'è anche la questione dei mancati pagamenti, che secondo Fabio e Mingo risalgono al periodo febbraio-maggio di quest'anno. Due udienze sono state già programmate, per i prossimi sette ottobre e ventitre novembre. Vedremo come andrà a finire, tenendovi informati.
Perché sono stati cacciati
Come ha spiegato il pupazzo rosso simbolo del programma, il Gabibbo, i due furono cacciati per aver truccato due servizi: uno su una maga Sudamericana e un altro su un falso avvocato.
Affermando che è un caso grave. Citò anche un caso di Sky e un caso della Rai, affermando però che se loro lavano 'i panni in famiglia', Mediaset ci tiene alla trasparenza coi sui telespettatori, essendo tutti una famiglia.Fabio e Mingo è una coppia caratterizzata da un personaggio che parla, presentando il caso e intervistando i protagonisti della vicenda, e il secondo silenzioso che si pone dietro di lui. Inviati dalla Puglia, hanno smascherato molti personaggi sedicenti, autori di diverse frodi. Ma evidentemente, come asserisce Striscia, non tutti i casi erano reali.