Ormai, le dirette televisive si commentano in tempo reale. Social network come Twitter offrono indistintamente a tutti la possibilità di esprimere pareri personali, giudizi ed opinioni. In particolar modo, in occasione della 67° edizione del Festival della canzone italiana, molti giovani si divertono a pubblicare commenti divertenti ed irriverenti con l’hashtag #SANREMO2017. Durante la prima sera, aveva ceduto alla tentazione anche la conduttrice televisiva italiana, Caterina Balivo, lasciandosi sfuggire un’osservazione poco lusinghiera ai danni della giovanissima giornalista sportiva, Diletta Leotta.

Era stata, subito, violenta aggressione sui social, per la conduttrice di “Detto Fatto”.

Caterina Balivo, vittima del potere suadente e diabolico dei social

La Balivo, data la risonanza negativa del post, il giorno seguente dichiara pubbliche scuse, ma non sembra convincere i fan, che continuano ad accusarla pesantemente, senza saperle perdonare una piccola caduta di stile. Si può dire che sia stata vittima del potere suadente e diabolico dei social, dove la rilevanza del gesto diviene impercettibile, quasi indefinita, in una sottile linea di ambiguità tra atto/non atto, consapevolezza/inconsapevolezza, gioco/realtà, impegno/disimpegno. Ha peccato di leggerezza, senza rendersi conto di aver fatto un commento privato, su un personaggio noto e molto amato, in una sede pubblica.

Processo assai abituale su Twitter, allora perché tutti ad inveire contro la Balivo?

La vulnerabilità di un personaggio pubblico

La sindrome della condivisione, assolutamente figlia dello sviluppo dei social, ha comportato una maggiore audacia e disinibizione nell’espressione e nell’esibizione di sé. Ognuno si sente libero di condividere i propri pensieri, a volte finendo col trascurare quel sottile confine che impone che la propria libertà finisca lì dove vada a ledere quella altrui.

Quando ciò capita ad una persona comune,viene facilmente trascurato. I personaggi, pubblici, invece, si sa, son sempre più nell’occhio del mirino, e in quanto tali, assai più vulnerabili. Non bisogna dimenticare, però, che sono umani e come tutti risentono degli effetti positivi e negativi dell’evoluzione tecnologica.