Dario Franceschini, ideatore della recente riforma tv che impone la maggioranza di fiction italiane nei palinsesti del nostro paese, avrà un diavolo per capello. Cattleya, la società che firma e produce i più grandi successi seriali italiani degli ultimi anni - "Gomorra", "Romanzo Criminale" e l'ultimo "suburra" - è stata acquistata al 51% da ITV, colosso inglese di produzioni televisive.

Il mercato delle fiction in crisi?

Anche se il fondatore della società italiana Riccardo Tozzi rassicura che il comando delle operazioni e dei progetti rimarrà in mano italiana "per almeno cinque anni", appare evidente che un accordo di questo tipo, eseguito da una delle società tricolori di fiction più in salute possa suonare come un campanello d'allarme per un mercato già in difficoltà che ora spera, con la riforma tv di Franceschini, di ottenere un po' di ossigeno.

Anche se, evidentemente, non è bastato, nonostante Cattleya produca trasversalmente, unica in Italia, per Sky, Netflix e Rai.

Reduce dai successi di "Gomorra" (in onda dal su Sky Atlantic dal 17 novembre con la terza stagione), "Romanzo Criminale" e "Suburra" (disponibile su Netflix dal weekend scorso), Cattleya è già al lavoro per la produzione di "ZeroZeroZero", tratto dall'omonimo libro di Roberto Saviano. Produzioni non del tutto originali, ossia tratte da romanzi e film precedenti, ma capaci di riscuotere un successo clamoroso anche oltre frontiera ("Gomorra" in primis).

ITV, quella di "Downton Abbey"

ITV, acronimo di Independent Television, è un'azienda nata dalla fusione di più emittenti locali divenuta celebre per aver firmato il cult mondiale "Downton Abbey" e, più di recente, "Victoria".

Tutti titoli, più che altro, di ambientazione inglese, così come Cattleya racconta in gran parte lo spaccato italiano.

Lo spauracchio Brexit

Un unico dubbio sorge all'indomani dell'acquisizione inglese di Cattleya. Adesso che la società di produzione italiana è di fatto diventata di Sua Maestà, avrà ancora il diritto di rientrare con i suoi titoli in quelli "favoriti" dalla riforma tv di Franceschini?

O con la Brexit ormai effettiva a breve rientrerà in una "lista nera" extra-europea o tra "color che stan sospesi"? Comunque sia, curioso che la joint-venture italo-inglese sia avvenuta pochi giorni dopo che il Consiglio dei Ministri abbia approvato il decreto che ha ricevuto la protesta formale scritta di tutte le televisioni operanti in Italia (da Rai a Mediaset, da Sky a La7, da Discovery a MTV). Fatto più unico che raro.