Quando in una fiction di grido cambia il protagonista già si hanno dei contraccolpi nella narrazione, ma quando accade che quel protagonista era anche alla base della narrazione vera e propria da cui la fiction è stata tratta si hanno dei veri problemi di identità nel nuovo prodotto. È questo il caso della nuova puntata del "Barlume" , 'La battaglia navale' che è passata poche ore fa su Sky. Già nella puntata precedente - le serie del Barlume sono solo di due - Massimo Viviani, il matematico-barista-investigatore si era dato alla macchia in Argentina dopo una riscoperta menandrea del suo vero padre - ucciso - e del suo fratellastro Giuseppe Battaglia (Stefano Fresi).

Ebbene, mentre prima la narrazione era improntata sul co-protagonismo investigativo del Viviani con la vicequestore Fusco (Lucia Mascina), ora il puntuale delitto accaduto a Pineta è partecipazione solitaria della poliziotta, con l'ausilio solitamente non gradito dei Bimbi (il quartetto Uretra). A morire è una donna con caschetto e tattoo sulla natica nelle belle acque di una cala che sta per cambiare padrone. è in atto una speculazione che coinvolge il sindaco-notaio Aloisi, un suo nipote ed un magnate americano.

Stefano Fresi è bravo, ma come sta veramente Filippo Timi?

Beppe Battaglia è un personaggio agli antipodi rispetto al Viviani: sulla qualità attoriale nulla da ridire perché Stefano Fresi è oggi uno dei migliori attori italiani reso celebre anche dalla serie dei ricercatori-spacciatori.

Ma il Battaglia è il tipico romano che lavora solo quando ne ha un po' di voglia e stride - anche per l'indole tollerante - con il paesaggio costruito da Malvaldi: "in Toscana l'offesa è un rito sacro". Al contrario però si ricostituisce un elemento che nella fiction - rispetto al giallo scritto di Malvaldi - si era perso: ossia il contenuto più propriamente giallesco.

Che nella serie televisiva di Roan Johnson si era persa un po', causa la presenza forte di Filippo Timi e del suo scontro con gli altri personaggi del Barlume: i vecchini, la Tizzy, il Marchino. Insomma la commedia dell'arte italica - televisiva - aveva soppiantato il genere proprio della narrazione scritta. Ora il Barlume è un'altra cosa e non è detto che continui a piacere lo stesso molto. La domanda però rimane in limine: ma perché Timi-Viviani è stato soppiantato? Toglierlo dal Barlume è come cambiare protagonista a Montalbano. Ma Timi dopo il suo innaturale dimagrimento sta veramente bene?