Sono da pochi giorni a Zarnesti, e, oggi, con i miei amici rumeni, andrò a Bran per visitare il castello di Dracula. Uno stupore iniziale, nell’apprendere che Dracula è un’invenzione degli europei e che la Transilvania mai aveva ospitato questi esseri sanguinari. Del resto, si viaggia per conoscere.
Il castello, costruito in una zona strategica, lungo il percorso che collegava la Valacchia alla Transilvania, è un monumento nazionale, splendido esempio di architettura medioevale. In realtà, ad essere conosciuto come Dracula, è Vlad II, principe di Valacchia, soprannominato Vlad Dracul.
Il tutto, ha origine quando, nel XV secolo, Vlad II conia delle monete con l’emblema di un drago. Il popolino, immaginando un patto con il diavolo, inizia a chiamarlo Vlad Dracul (Vlad il Diavolo) invece di Vlad Dragonul (Vlad il Drago).
In seguito, la parola fu associata ad un sanguinario vampiro, grazie allo scrittore irlandese Bram Stoker che, nel suo libro Dracula, immagina il castello abitato da un essere spietato e disumano.
Raggiungiamo il castello e, dall’alto della sua posizione, possiamo ammirare tutta la vallata. Dopo una ripida e stretta scalinata, si arriva nel cortile. Sembra di essere in una scena di un film: dappertutto, armi usate per la tortura. Accanto ad una cappella c’è un pozzo profondo una trentina di metri.
Ci raccontano che fu scavato da alcuni prigionieri turchi, cui era stata promessa la libertà qualora avessero trovato l’acqua. Scavarono per ben quindici anni ma, trovata l’acqua, il patto non fu mai mantenuto.
Le camere sono arredate con mobili originali, anche se molti sono stati fatti sparire. Il viaggio termina nei sotterranei dove troviamo addirittura uno scheletro.
Faccio presente che sarebbe il caso di trovargli una collocazione più rispettosa.
Lungo le stradine contorte, piccole stanze sono diventate negozi di souvenir: ceramiche con l’immagine di Dracula, aglio finto, peperoncini, bambole di legno. Non abbiamo visto il vampiro, ma abbiamo incontrato la storia, il paesaggio, la bellezza. E non mi sembra poco.