Stanno facendo discutere le prese di posizione assunte dal Dalai Lama sul tema dell'immigrazione di massa attuale in Europa e la questione dei profughi.
Secondo quanto riportato da un articolo di "Repubblica", in un intervista rilasciata per il quotidiano tedesco "Frankfurter Allgemeine Zeitung", la guida spirituale tibetana ha indirettamente criticato la soluzione dell'accoglienza indiscriminata varata dal governo Merkel e ha sostenuto che l'immigrazione di massa attuale deve essere limitata.
"Europa e Germania non possono diventare arabe"
Durante l'intervista, il Dalai Lama ha sostenuto che bisogna esprimere empatia verso i profughi affermando che "Se guardiamo i profughi in faccia, sopratutto le donne e i bambini, proviamo compassione".
Detto questo, il leader orientale e maggiore autorità del buddhismo mondiale ha sostenuto che ormai i profughi "sono diventati troppi" e che "L'Europa e la Germania non possono diventare arabe", ed inoltre che "Deutschland sei Deutschland" ("la Germania è la Germania").
"Aiutare i profughi a casa loro"
Sempre secondo quanto riportato da Repubblica così come dai mass media internazionali, durante l'intervista il Dalai Lama ha anche sostenuto che bisognerebbe anche aiutare a casa loro i profughi e al contempo limitare le problematiche legate alla Crisi Migratoria attuale.
Più specificatamente, il leader tibetano ha sostenuto che i profughi "dovrebbero restare solo momentaneamente" e che una volta tornati nei loro Paesi bisognerebbe "aiutarli nella ricostruzione".
Parole che sembrano suonare abbastanza in contrasto con le prese di pozione della guida spirituale cristiano/cattolica Josè Maria Bergoglio così come dai vertici del Vaticano, aventi una linea decisamente fondata sull'accoglienza totale dei profughi.
Detto questo, ovviamente risulta chiaro che le parole del Dalai Lama non possono essere considerate affini alle tesi dell'estrema destra populista che avanza in diversi paesi dell'Unione Europea così come d'altro canto c'è da segnalare che queste affermazioni potrebbero deludere chi era abituato a una visione molto "hollywoodiana" del buddismo mondiale e della sua principale guida spirituale.