Il resoconto che stiamo per fare su Madre Teresa di Calcutta, santificata da Papa Francesco il 4 settembre del corrente anno, a molti non farà piacere e potrebbe trovarlo irriverente verso la Santa appena nominata. Questo articolo vuole invece rivelare i lati oscuri di un percorso di santificazione che Madre Teresa aveva scelto di perseguire a tutti i costi, per tutte le sue consorelle e per tutti gli ammalati che 'sfortunatamente' capitavano tra le mura delle case della Carità. Ma vediamo cosa viene raccontato contro di lei e analizziamo con cura le motivazioni; solo dopo potremo dire la nostra opinione in merito a tutta la vicenda.
L'Integralismo di Madre Teresa
Molti non dovrebbero stupirsi nel considerare che Madre Teresa di Calcutta fu una grande integralista cristiana, talmente credente, che pur di 'abbracciare' le sofferenze che diceva "portano ad avvicinarsi a Dio", decise di mettere da parte ogni forma etica che preservava qualsiasi facciata di perbenismo, consapevole che per produrre del bene in terra, fosse estremamente necessario avvicinarsi fortemente al male. Qualcuno corrugherà la fronte non riuscendo a definire Madre Teresa come ora la stiamo 'dipingendo' e perché la stiamo paragonando al 'Diavolo'; però andiamo avanti cercando di spiegare.
Credere nell'etica della sofferenza
Quello che sappiamo di Madre Teresa, è che i malati li accoglieva nelle sue 'case della carità' non per curarne le sofferenze, ma per accompagnarli verso la morte servendosi della seguente disciplina presa a esempio dalla sofferenza di Gesù: "Amate la vostra sofferenza poiché questa avvicina alla Croce".
Malgrado le tante donazioni che venivano fatte alla Missionaria della Carità di Calcutta, lei non transigeva e lasciava che i luoghi ospitanti malati e bisognosi, fossero carenti di igiene, con assenza di medici e personale infermieristico specializzato, utilizzava al minimo farmaci e antidolorifici che necessitavano ai malati e gli aghi erano utilizzati su diversi pazienti perché il loro percorso era comunque alla fine.
"Non c'è tempo, non è importante" dicevano le suore, esemplari devote delle leggi di Madre Teresa di Calcutta, che risplendeva della luce del dolore di tante vittime perché viveva con loro.
Una meravigliosa devozione
I poveri accettano la sofferenza perché convinti di sopportare 'La Passione di Cristo', diceva Madre Teresa; "Il mondo ha parecchio da guadagnare dalla loro sofferenza" e questo faceva di lei una Santa agli occhi di chi, non sapendo, la venerava.
Gli ammalati gravi, compresi quelli oncologici, morivano fra atroci sofferenze e per alleviarle, la 'Madre' gli permetteva solo una semplice aspirina perché andava rispettato il 'culto del dolore' che lei stessa promuoveva. La sua idea era tenerli 'incatenati' tutti alla stessa sofferenza; come fece con un ragazzino di 15 anni con gravi problemi intestinali quando, chiedendole aiuto, si rifiutò di portalo in ospedale dicendo: "Se faccio così per uno, devo farlo per tutti". Alla devozione impose regole ferree e privazioni, chi arrivava da lei doveva lasciarsi tutto alle spalle buttando via ogni bene; i moribondi dovevano morire fra stenti e senza comfort, come lei voleva, perché l'essere "povera tra i poveri" la eleggeva eroina eSanta in mezzo a tutto quello sconforto.
ÈSanta oDiavolo chi chiede a un moribondo di morire male, solo per appagare la propria spiritualità? Da vari racconti sulla sua vita, si evince che la povertà, sua e degli altri, le fosse stranamente necessaria per vivere.